Il presidente turco in Italia per una visita di 24 ore. Sui fatti di Macerata: "È terrorismo, xenofobia grave minaccia". A Roma alzate le misure di sicurezza. Cinque cittadini curdi bloccati mentre tentavano di entrare in piazza San Pietro con alcuni striscioni
Il presidente della Turchia, Recep Tayyip Erdogan, è arrivato a Roma per la visita di un giorno in Italia. L'aereo con a bordo il leader di Ankara è atterrato domenica sera poco dopo le 19 all'aeroporto di Fiumicino. Le fasi d'arrivo si sono svolte in un'area decentrata dello scalo, inaccessibile alla stampa e controllata dalle forze dell'ordine. Erdogan vedrà il Papa in Vaticano, il presidente Sergio Mattarella al Quirinale e il premier Paolo Gentiloni a Palazzo Chigi. Nella serata di lunedì incontrerà alcuni imprenditori italiani.
La rete Kurdistan ha annunciato che lunedì scenderà in piazza a Castel San’Angelo. A poche ore dal suo arrivo nel nostro Paese, Erdogan ha rilasciato un’intervista alla Stampa in cui parla di diversi temi: l’Ue (che secondo il presidente deve fare la sua parte, a cominciare dalle promesse sull'adesione turca all'Unione); Gerusalemme (lo status quo va preservato, dice) e la Libia. Poi, da Istanbul, prima della partenza, ha commentato le sparatorie di Macerata: "È terrorismo, la xenofobia è una grave minaccia".
Le misure di sicurezza
Il presidente, insieme alla moglie e alcuni ministri, si tratterrà nella capitale per circa 24 ore. In corso bonifiche, rimozioni di cassonetti e capillari servizi di polizia nelle zone interessate dalla visita. Circa 3.500 gli agenti delle forze dell'ordine in campo. L'assetto sarà di massima sicurezza con l'impiego di reparti speciali per le “zone ravvicinate”. Il corteo presidenziale si muoverà su corridoi prefissati, ciascuno dei quali con varie alternative, che verranno scelti all'ultimo momento in base alle esigenze di sicurezza. Attivate anche le squadre Nucleare biologico chimico radiologico. La green zone disposta dalla Questura di Roma fino a lunedì sera si estende da San Pietro a piazza del Popolo e si allargherà fino alla stazione Termini, al Colosseo e al Circo Massimo. All'interno non verranno tollerati assembramenti di qualsiasi tipo. Fuori dal perimetro della green zone, nei giardini di Castel Sant'Angelo, lunedì alle 11 è in programma un sit-in di protesta della rete Kurdistan Italia. Prevista la partecipazione di circa 200 persone.
Bloccati con bandiere curde all'Angelus
Le proteste per la visita di Erdogan sono già iniziate. Cinque cittadini curdi sono stati bloccati mentre tentavano di entrare in piazza San Pietro, in occasione dell'Angelus, con bandiere curde e striscioni che avevano nascosto negli indumenti. I cinque, bloccati ai varchi dalle forze dell'ordine, sono stati identificati. Blitz di protesta anche in una chiesa del centro di Torino: una quindicina di esponenti dei centri sociali filo-curdi ha interrotto la funzione domenicale nella parrocchia di San Tommaso. Ai piedi dell'altare, i manifestanti hanno srotolato uno striscione con la scritta "Erdogan ha le mani sporche di sangue". E hanno letto il testo di un volantino contro l'intervento turco ad Afrin. Gli agenti della Digos hanno identificato otto persone, tra cui una ragazza curda considerata uno dei punti di riferimento del Pkk in Italia: sono stati denunciati in stato di libertà per violenza privata e turbamento di funzione religiosa.
Ue, “Rimuovere ostacoli artificiali che ci impediscono entrata”
In un'intervista alla Stampa, Erdogan chiede alla Ue di “rimuovere gli ostacoli artificiali che ci impediscono di entrare”. Sull'annosa vicenda della possibile adesione turca all'Unione, spiega che “la Turchia ha ottemperato ai suoi obblighi di stato-candidato, ma non possiamo continuare questo processo da soli. Anche l'Ue deve fare la sua parte, a cominciare dal mantenere le promesse fatte”. E precisa: “Desideriamo la piana adesione all'Ue, altre opzioni non ci soddisfano”.
Gerusalemme, “Difesa dello status quo”
Nel colloquio con il direttore Molinari, il leader turco tocca due dei temi più caldi della politica internazionale, l'operazione militare di Ankara contro i curdi di Afrin, in Siria, e lo status di Gerusalemme dopo la decisione Usa di riconoscerla come capitale di Israele. Erdogan ha annunciato che parlerà di Gerusalemme con il Papa: “Entrambi siamo per la difesa dello status quo. Nessuna nazione ha il diritto di adottare passi unilaterali e ignorare la legge internazionale. Lo status della città deve essere preservato, sulla base delle risoluzioni Onu, assicurando a musulmani, cristiani ed ebrei di vivere in pace, fianco a fianco”. Per Erdogan, la soluzione del conflitto israelo-palestinese resta quella dei due Stati, “per questo deve aumentare il numero dei Paesi che riconoscono la Palestina”.
Siria e Libia
Il presidente, infine, contesta che la Turchia sia entrata in Siria per combattere contro i curdi e assicura che Ankara contribuirà all'integrità territoriale del Paese: “Non abbiamo problemi con i curdi siriani. Combattiamo solo i terroristi e abbiamo il diritto di farlo. L'Operazione ramoscello d'Ulivo vuole eliminarli dalla provincia di Afrin, da dove sono partite circa 700 azioni contro le nostre Hatay e Kilis”. Quanto alla Libia, Erdogan sottolinea che “la Turchia sostiene con vigore l'integrità del territorio libico e la sua unione politica”.
Macerata: "Xenofobia grave minaccia"
Prima di lasciare Istanbul alla volta di Roma, Erdogan ha anche riflettuto sul raid razzista del 3 febbraio, a Macerata, dove sono rimaste ferite sei persone. "L'attacco di ieri in Italia, che ha preso di mira degli stranieri, mostra quanto grande sia diventata la minaccia della xenofobia. Non c'è differenza tra gli attacchi di un'organizzazione terroristica e attacchi razzisti di questo genere. In questa situazione si deve prendere una posizione decisa".