Siria, Turchia lancia attacco contro i curdi nella regione di Afrin

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Combattenti turchi nella regione di Afrin (GettyImages)
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Ankara ha dato inizio all’offensiva chiamata “Ramo d’ulivo”. Per Erdogan si tratta di “un'operazione anti-terrorismo” 

Ankara ha rotto gli indugi dando il via all’offensiva turca contro i curdi siriani nella regione di Afrin. Mezzi terrestri e aerei da combattimento hanno bombardato a più riprese in Siria la regione transfrontaliera controllata dall'organizzazione curda, alleato chiave degli Usa nella guerra contro i terroristi dello Stato Islamico.

L'operazione "Ramo d'ulivo"

L’attacco, denominato “Ramo d’ulivo”, è stato annunciato dallo stesso presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che ha parlato di "operazione anti-terrorismo" di terra. I bombardamenti aerei sono stati invece confermati dal premier turco Binali Yildirim. Secondo un portavoce delle milizie curde, dal pomeriggio di venerdì 19 gennaio sarebbero stati oltre 100 i raid aerei condotti contro le località curde nella regione siriana di Afrin. L’ultimo annuncio da Ankara riguarda invece l’attacco alla base aerea di Mannagh, aeroporto chiave da tempo strappato dai curdi all'Isis.

Operazione contro i terroristi

Secondo il ministro della Difesa turco Nurettin Canikli l’operazione è stata motivata dalla volontà di cacciare "elementi terroristi" dal nord della Siria. L’intento è stato confermato da un comunicato dei militari turchi, dove si afferma che l’attacco militare è volto a “proteggere i confini della Turchia, neutralizzare i combattenti curdi siriani nell'enclave di Afrin e salvare la popolazione locale da pressioni e oppressione". Il documento legittima inoltre l’offensiva in quanto rientrerebbe nel diritto internazionale del Paese di attuare un’autodifesa del suo territorio.

Timore per i civili

Sempre nel comunicato, si legge che Ankara intende “rispettare l'integrità territoriale della Siria”. La Turchia infatti - aggiunge il testo - vuole colpire "i terroristi", i loro rifugi e i loro arsenali, e garantisce che sarà usata "estrema attenzione" affinché i civili non siano colpiti. Tale dichiarazione d’intenti non sarà semplice da rispettare in quanto nella regione, dopo che la cacciata dei jihadisti dello Stato Islamico ha dato ai curdi siriani il controllo dell'area, sono affluiti da altre zone della Siria settentrionale decine di migliaia di profughi: ad Afrin in questo momento vi sarebbero infatti almeno 800mila civili in condizioni di assoluta povertà, senza viveri né medicinali sufficienti.

Le reazioni internazionali

A livello internazionale la Turchia ha dichiarato di aver avvertito gli Usa attraverso il segretario di Stato Rex Tillerson, mentre Mosca ha espresso preoccupazione per l’operazione e annunciato di aver ordinato ai suoi militari nell'area di ritirarsi "per prevenire possibili provocazioni ed evitare che personale russo rischi la vita". Il primo vice presidente della Commissione Difesa e Sicurezza del Senato russo, Frants Klintsevich, ha inoltre assicurato che Mosca non prevede di intervenire nel conflitto, ma userà le sue forze armate solo se ci sarà una seria minaccia alle sue basi a Tartus e Hmeimim. L'Iran invece ha decisamente condannato l'attacco: il vice ministro degli Esteri di Teheran, Hossein Jaberi Ansari, ha parlato di conseguenze negative, in particolare in relazione al Congresso del Dialogo nazionale siriano in programma a Sochi (Russia) il 29 e 30 gennaio.

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