Respinto l'appello dell'oppositore di Putin contro la decisione della Commissione elettorale. Il leader dell'opposizione resta fuori dalle elezioni presidenziali del 18 marzo. Il 41enne ha annunciato che ricorrerà alla Corte europea per i diritti dell'uomo
Il leader dell'opposizione russa, l'uomo che avrebbe potuto scalfire la leadership di Vladimir Putin, non potrà candidarsi alle presidenziali 2018. La Corte suprema russa ha infatti respinto il ricorso di Alexei Navalny contro la decisione della Commissione elettorale centrale che gli ha vietato di prendere parte alla corsa al Cremlino del 18 marzo.
“Verdetto Corte? Che sorpresa!”
Una decisione che pare non aver colto di sorpresa il leader dell'opposizione che, tra rabbia e ironia, ha affidato a Twitter il suo commento a caldo. "Che sorpresa!”, ha scritto. E ha aggiunto: "Ho tre valutazioni da fare" - 1: KMBY (slang russo traducibile con l'espressione ‘c..o che sorpresa!', ndr). 2: questi giudici andrebbero giudicati loro stessi. 3: sciopero delle urne, non riconosciamo elezioni prive di competizione".
Navalny non si può candidare
La decisione della Corte suprema, però, non lascia spazio a interpretazioni e ha respinto il ricorso perché "il verdetto è pienamente conforme alla legge", hanno sancito. I giudici hanno così dato ragione alla Commissione elettorale che ha escluso il 41enne dalle presidenziali a causa della condanna a 5 anni per frode e appropriazione indebita.
Ora il ricorso alla Corte per i diritto dell'uomo
Il leader dell'opposizione, che ha sempre respinto ogni accusa e ha motivato la condanna come una precisa mossa politica per fermare la sua ascesa nelle stanze del Cremlino, non si arrende. Rigetta la decisione della Corte suprema, sottolineando che l'esclusione dalla corsa elettorale vale solo per chi effettivamente sconta una pena in carcere (Navalny, infatti, si è potuto avvalere della sospensione condizionale e non è mai stato in carcere) e annuncia ricorso alla Corte europea per i diritti dell'uomo.
Boicottare le elezioni
Navalny ha inoltre chiesto ai suoi sostenitori di boicottare il voto del prossimo 18 marzo e ha organizzato una manifestazione di protesta in tutto il Paese per il 28 gennaio.