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Catalogna, Puigdemont: pronto a dialogo. Rajoy: Parlo con chi ha vinto

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(Foto Ansa)

Il presidente destituito, all’indomani del voto che ha visto la vittoria del fronte indipendentista, si è detto disposto a incontrare il premier, ma non in Spagna. La replica: “Dovrei incontrare Ines Arrimadas", capolista di Ciudadanos, primo partito della Generalitat

“Sono pronto a incontrare Rajoy (il primo ministro spagnolo ndr), ma non in Spagna e senza persecuzioni legali. La sua formula ha fallito, ha solo dimostrato che i catalani sono uniti”. Con queste parole il presidente destituito della Catalogna, Carles Puigdemont, interviene da Bruxelles il giorno dopo le elezioni che nella Generalitat hanno decretato la vittoria del fronte indipendentista, forte della maggioranza assoluta dei seggi ottenuta nel nuovo Parlamento di Barcellona. "Ho sempre parlato di dialogo - ha aggiunto - L'unilateralità stava dall'altra parte". Ma la risposta del premier spagnolo non lascia speranze: "Io dovrei incontrare Ines Arrimadas", la capolista di Ciudadanos, primo partito in Catalogna, "che ha vinto le elezioni".

“Torno anche domani se Madrid rispetta la democrazia”

"Tornerò in Catalogna se ci sono garanzie del rispetto della democrazia - ha detto Puigdemont in conferenza stampa - Il governo spagnolo riconoscerà il risultato delle elezioni, che abbiamo vinto nonostante siano state condotte in modo atroce? Se rispetta la democrazia, torno domani stessoad incontrare" Rajoy "anche alla Moncloa". Il presidente destituito chiede soluzioni “con il rispetto delle urne” e dice che vorrebbe che “la Spagna che non prendesse più decisioni al posto nostro. Le nostre politiche sono quelle per servire il Paese. È l’opposto di quello che ha causato l’articolo 155, hanno cercato di spaccare la nostra coesione sociale, di creare delle discrepanze a livello politico”.

“L’articolo 155 è una minaccia”

Puigdemont sottolinea che “negli ultimi anni ci siamo sempre assunti le nostre responsabilità” e attacca: “L’articolo 155 non garantisce un paese migliore, è solo una minaccia. Va recuperata questa ingiustizia, abbiamo diritto alle nostre istituzioni”. Poi parla della campagna elettorale - “è stata molto dura, l'ho dovuta fare via Skype” -  e afferma: “Dovremmo riflettere sul fatto che le cose non possono continuare così, bisogna trovare un’altra formula, ci stiamo provando tutti ma non la Spagna: non possiamo perdere altro tempo"

L’appello alla Commissione europea

"Non chiedo alla Commissione europea di cambiare idea - dice Puigdemont - Chiedo però di ascoltarci, di ascoltare i cittadini che si sono espressi in massa" in Catalogna. "Ascolti il governo spagnolo, ma anche noi abbiamo il diritto di essere ascoltati". Ma la risposta da Bruxelles è negativa: “La nostra posizione su questa questione è ben nota, ribadita spesso e a tutti i livelli, e non cambierà. Non abbiamo nessun commento da offrire sui risultati di questa elezione regionale".

Rajoy dice no all’incontro con Puigdemont

E un no è arrivato anche dal premier spagnolo Mariano Rajoy, che ha respinto la richiesta di un incontro di Puigdemont affermando che, semmai, dovrebbe incontrare Ines Arrimadas, la capolista di Ciudadanos, "che ha vinto le elezioni". La formazione unionista è arrivata prima, ma i partiti indipendentisti hanno la maggioranza assoluta nel Parlament.

“Non accetto che si calpesti la Costituzione”

Rajoy si è detto pronto ad avviare una "nuova tappa" di "dialogo" con il governo che sarà formato in Catalogna, sempre "nel rispetto della legge". Le elezioni di ieri "richiedono un nuovo inizio. Si è aperta una finestra di opportunità, sono fiducioso - ha aggiunto - Il governo spagnolo fornirà la sua volontà di dialogo costruttivo, aperto, realista, sempre nel contesto della legge, e offrirà una mano tesa al governo catalano per risolvere i problemi, per migliorare il benessere e la ricchezza dei catalani". L’obiettivo di Madrid, spiega è “ricomporre la frattura" che si è creata in questi mesi "tra gli amici e nelle famiglie", ma "non accetterò che sia calpestata la Costituzione".

Rajoy: “Abbiamo avuto l’appoggio dell’Europa”

Il premier ha anche spiegato che il commissariamento della Catalogna, scattato con l'attivazione dell'articolo 155 della costituzione, sarà revocato quando sarà stato formato un nuovo governo catalano. Ma ha ribadito che “l’articolo 155 è stato applicato in maniera adeguata. Quando il governo catalano ha assunto la prima decisione contraria alla legge non lo abbiamo applicato, siamo stati prudenti. Poi lo abbiamo fatto con l'appoggio della maggioranza del parlamento”. E ha aggiunto: “Il governo di Madrid si è assunto la sua responsabilità, nessuno in Europa ha appoggiato la posizione indipendentista, noi abbiamo avuto il sostegno di tutta l'Europa".

Il voto e le vicende precedenti

Le elezioni del 21 dicembre hanno visto la riconquista della maggioranza assoluta in Parlamento da parte del fronte repubblicano, composto da Erc del vicepresidente Oriol Junqueras, che si trova in carcere a Madrid, da JxCat di Carles Puigdemont, “in esilio” a Bruxelles, e dagli antisistema della Cup. Tuttavia, la formazione più votata è stata quella unionista di Ciudadanos, che è diventata il primo partito in Catalogna e nel Parlamento locale. Secondo i dati ufficiali, l’affluenza è stata molto alta con l'81,95% degli aventi diritto che è andato alle urne per votare alle elezioni convocate da Rajoy dopo la vittoria del Sì al referendum dell’1 ottobre, la proclamazione unilaterale d’indipendenza, l’attivazione dell’articolo 155, lo scioglimento del “Parlament” e la destituzione dell’ex presidente catalano Carles Puigdemont e del suo governo.

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