Referendum Catalogna: affluenza al 42%, i Sì all'indipendenza al 90%

Mondo

Secondo il governo catalano senza la chiusura dei seggi da parte della polizia l'affluenza sarebbe potuta arrivare al 55%. Risultati trasmessi al parlamento di Barcellona che potrebbe proclamare l'indipendenza entro mercoledì

Con un'affluenza al 42% degli aventi diritto il sì all'indipendenza della Catalogna ha ottenuto circa il 90% dei voti. Secondo i dati diffusi dal governo di Barcellona al voto hanno partecipato 2,2 milioni di elettori, sui 5,3 che ne avevano diritto (FOTO - PERCHE' SI E' VOTATO). Il No si è fermato al 7,8%, le schede bianche sono state 45.586 (2.03%), mentre i voti nulli  20.129, lo 0,89%. Secondo il portavoce del governo catalgano Jordi Turull però la partecipazione al voto, "in condizioni diverse", avrebbe potuto raggiungere "almeno il 55%". Secondo Turull altri 770mila elettori erano iscritti nei seggi chiusi dalla polizia. La Legge del referendum, anche se sospesa dalla Corte Costituzionale spagnola, non ha richiesto un quorum per convalidare la votazione e fissa un periodo di 48 ore per dichiarare  l'indipendenza in caso di vittoria "sì" a maggioranza semplice.

Folla esulta a Barcellona

All'annuncio dei risultati migliaia di sostenitori dell'indipendenza hanno esultato a Plaza Catalunya. La folla concentrata sulla centralissima piazza di Barcellona in un mare di bandiere 'stellate' dell'indipendenza catalana hanno cantato Els Segadors, l'inno della Catalogna. 

Sciopero generale contro violenze della polizia

Per martedì 3 ottobre è stato proclamato, da oltre 40 sigle sindacali, uno sciopero "per la grave violazione del diritto e delle libertà". Il giorno dopo la domenica del voto si traccia anche un bilancio degli scontri con le forze spagnole in Catalogna. I feriti, per il governo catalano, sono stati oltre 800. Il governo spagnolo, invece, riferisce del ferimento di 12 agenti e del fermo di tre persone. I seggi chiusi sono stati 92 secondo Madrid, 319 invece per Barcellona su un totale di 2300 uffici aperti. Tra i primi centri di voto ad essere colpiti quello di Girona (FOTO) in cui avrebbe dovuto votare Puigdemont che ha poi deposto la sua scheda altrove.

Ora toccherà al parlamento di Barcellona formalizzare indipendenza

Il presidente Carles Puigdemont. secondo cui i catalani si sono guadagnati il diritto di essere riconosciuti, ha annunciato che trasmetterà i risultati del voto al Parlamento perché nei prossimi giorni prenda decisioni in base alla legge del referendum. La normativa approvata in agosto, e sospesa dalla corte costituzionale spagnola, prevede fra l'altro che l'assemblea possa dichiarare l'indipendenza della Catalogna dopo 48 ore. Una decisione potrebbe essere presa dal Parlamento a partire da mercoledì, ipotizza la stampa catalana. Puigdemont ha annunciato inoltre che chiederà la mediazione dell'Unione Europea: Il referendum, ha spiegato, "non è un affare interno, ma un affare europeo". Riguardo agli interventi della polizia nazionale nei seggi, ha accusato: "Il governo spagnolo ha scritto oggi una pagina vergognosa dei suoi rapporti con la Catalogna".

Rajoy convoca i leader di tutti i partiti

Il premier spagnolo Mariano Rajoy intanto ha convocato una riunione con i leader di tutti i partiti spagnoli per "riflettere sul futuro" dopo il referendum di ieri in Catalogna. In particolare, si legge sul sito di El Mundo, il premier spagnolo - che nella conferenza stampa di ieri notte ha detto che "il referendum non è mai esistito", difendendo l'intervento delle forze dell'ordine grazie al quale "ha prevalso la democrazia perché si è rispettata la Costituzione" - intenderebbe discutere un piano per "ristabilire la normalità istituzionale" in Catalogna.

La posizione della Ue

E mentre gli Stati membri della Ue, compresi Gran Bretagna e Belgio, hanno criticato il tentativo di Madrid di evitare il referendum con l'uso della forza, l'Unione europea è rinasta in silenzio. E rifiuta di fare da mediatore nel braccio di ferro tra Madrid e Barcellona. La prima dichiarazione ufficiale arriva attraverso il portavoce dell'esecutivo Ue, Margaritis Schinas, che afferma: "E' una questione interna alla Spagna che deve essere gestita all'interno dell'ordine costituzionale spagnolo", aggiungendo che è il momento dell'unità e del dialogo e non della violenza.

Mondo: I più letti