Minniti a Ischia: accordo con i big della Rete, “nel nome dei principi della libertà”, per bloccare contenuti a sfondo terrorista. “Possiamo vincere partita contro malware del terrore e dell'odio”. “Azione comune” per “raccolta e condivisione delle informazioni” a Raqqa
Al G7 dei ministri dell'Interno, a Ischia, “muove i primi passi una grande alleanza tra governi e grandi provider” per combattere l’Isis sul web. Lo ha annunciato, alla fine della riunione, il ministro italiano Marco Minniti. L’accordo raggiunto con i big della Rete per bloccare i contenuti a sfondo terrorista è “nel nome dei principi della libertà”, ha detto. “Internet – ha aggiunto – è uno straordinario veicolo di libertà che non può essere messo in discussione. Ma possiamo vincere questa partita contro il malware del terrore e dell'odio”. Dal vertice anche la decisione di avviare “un'azione comune” per la “raccolta e la condivisione delle informazioni” a Raqqa, capitale dell'Isis tornata sotto il controllo dell'esercito iracheno.
“Internet veicolo di libertà”
Minniti, durante la conferenza, ha spiegato: “Internet è stato ed è un straordinario veicolo di libertà. Abbiamo convenuto che questo principio non può essere messo in discussione. Lo Stato Islamico e Al Qaeda sono nemici delle nostre libertà. Oggi trasmettiamo un messaggio forte alle opinioni pubbliche del mondo: è possibile avere un principio di sicurezza che non pregiudichi la libertà grazie a delle innovazioni che i grandi provider hanno già messo in atto e che noi implementeremo”.
Blocco automatico di immagini e contenuti a rischio
Uno degli strumenti che verranno adottati dopo il vertice è “il blocco automatico di immagini e contenuti considerati sbagliati o che siano considerati in qualche modo strumento o incitamento all'azione di carattere terroristico”, ha aggiunto Minniti. “Abbiamo deciso di collaborare con i grandi provider perché loro possono sviluppare un rapporto con le compagnie più piccole per far scaturire una cooperazione che generi un unico blocco unito contro il terrorismo”, ha sottolineato. E ancora: “Oggi è importante riuscire a trasmettere lungo i canali di internet una narrativa alternativa che, rispetto alla narrativa di morte e di paura dei terroristi, trasmetta altri messaggi. Abbiamo stabilito un modello di cooperazione tra governi e strutture private basato sul rapporto di fiducia. Dio solo sa quanto abbiamo bisogno di fiducia nel mondo per vincere terrore e odio”.
Il web da “vettore di pace a vettore di odio”
L’uso a fini terroristici del web ha trasformato internet da “vettore di pace a vettore di odio, ma una sinergia tra governi e provider può far tornare il mondo del web al suo spirito originale”, ha aggiunto il ministro degli Interni francese Gerard Colomb. “Non è normale – ha detto – che i giovani nel nostro Paese si radicalizzino. È importante lavorare tutti insieme, non solo per contrastare l'organizzazione del terrore con l'intelligence ma anche per proporre nuovi modelli con i grandi protagonisti di internet”. L’omologa inglese Amber Rudd, invece, ha annunciato che il governo del Paese intende modificare l’attuale normativa e prevedere fino a 15 anni di carcere per chi visualizza su internet testi, video e foto dal contenuto jihadista. La ministra ha parlato di una minaccia “in crescente aumento” e della necessità di “evitare la divulgazione” di questi contenuti. “Abbiamo una grande responsabilità per garantire la sicurezza dei nostri Paesi – ha aggiunto – e le imprese hanno la responsabilità di rimuovere i contenuti pericolosi dai loro siti”.
I dati di Raqqa
I ministri, come detto, hanno anche deciso di mettere in atto “un'azione comune” per la “raccolta e la condivisione delle informazioni” a Raqqa. “Nel momento in cui è caduta – ha spiegato Minniti – può diventare una straordinaria miniera d'informazioni. Noi dobbiamo raccoglierle e condividerle per avere un quadro chiaro della minaccia”. A Raqqa in questi anni, ha ribadito Minniti, ha combattuto “la più imponente legione straniera” del mondo, composta da 25-30mila combattenti arrivati da oltre 100 Paesi del mondo. Molti di loro sono morti e molti moriranno, ma nel momento in cui lo Stato islamico non ha più un territorio “è lecito pensare che questi combattenti tenteranno di tornare a casa o spostarsi in altre aree di crisi” o, ancora, di “costituire nuove zone franche dove riprendere l'attività”. Ecco, dunque, la necessità di una “azione comune” dei governi per raccogliere e condividere quante più informazioni possibile. Avere un “quadro chiaro” di numeri, progetti, piani d'azione dovrebbe consentire di mettere a punto una strategia più efficace. Ma non solo: a Raqqa, ha spiegato Minniti, i governi del G7 cercheranno anche le prove che potranno consentire di inchiodare jihadisti e foreign-fighters nei tribunali.