Il presidente catalano Puigdemont ha tempo fino alle 10 per dire quali sono le intenzioni di Barcellona. Rajoy alla vigilia della scadenza: "Agisca con buon senso ed equilibrio", per evitare l'applicazione dell'articolo 155 della Costituzione dopo l'esito del referendum
Scade oggi, alle 10, l’ultimatum imposto dal premier spagnolo, Mariano Rajoy, a Carles Puigdemont sulla questione dell’indipendenza catalana. Il giorno precedente, Rajoy aveva chiesto al presidente della Generalitat di agire con "buon senso ed equilibrio" pensando all'interesse generale, per evitare l'applicazione dell'articolo 155 della Costituzione, cioè quello che permette allo Stato di obbligare una Comunità Autonoma a rispettare la legge una volta venute meno tutte le altre vie di controllo.
Dal referendum all'ultimatum di Madrid
Puigdemont, nel suo discorso dopo il referendum dell’1 ottobre, non aveva sciolto i dubbi sulla questione dell'indipendenza della regione e aveva chiesto a Madrid di avviare un dialogo e una trattativa. Ma il governo, da subito, non si era mostrato disposto a seguire questa strada e Rajoy aveva dato tempo alla Generalitat fino al 19 ottobre per dare una risposta definitiva a questa domanda: la Catalogna ha dichiarato formalmente l’indipendenza?
Il primo ultimatum
Il presidente catalano era stato chiamato a rispondere sulla questione già il 16 ottobre. Ma, in quell'occasione, non aveva sciolto i dubbi e aveva chiedesto, invece, un incontro con il premier spagnolo, oltre che l'avvio di un dialogo per i successivi due mesi. Ma Rajoy, in una lettera di risposta, aveva detto di "deplorare profondamente" che Puigdemont avesse "deciso di non rispondere" e aveva quindi confermato la seconda scadenza dell'ultimatum, prima dell'attivazione delle "misure costituzionali".
Tensioni tra Barcellona e il governo spagnolo
Intanto le tensioni tra Madrid e Barcellona non calano. "Madrid vuole parlare, sì o no? In base alla risposta, agiremo", ha detto il 17 ottobre il portavoce del governo catalano, Jordi Turull, che ha poi aggiunto: "Il nostro impegno con i risultati del referendum di indipendenza è totale". Mentre, in quella stessa giornata, la Catalogna si era fermata - a mezzogiorno - per protestare contro l'arresto, con l'accusa di "sedizione", dei leader indipendentisti catalani di Anc e Omnium Jordi Sanchez e Jordi Cuixart deciso da una giudice spagnola. "Siamo disposti a dialogare con chi vuole dialogare. Ma questa volontà di dialogo non la si può mantenere in un clima di repressione crescente", aveva anche ricordato, a questo proposito, il vicepresidente catalano Oriol Junqueras.