Esclusiva - I profughi raccontano di soprusi, ricatti e abusi anche nelle strutture ufficiali gestite dal ministero dell'Interno di Tripoli. Nelle città la popolazione è ostaggio delle milizie
Parte da Zawiya, a cinquanta chilometri da Tripoli, il viaggio di Sky TG24 nei centri di detenzione dove sono reclusi i migranti catturati dalla guardia costiera Libica. Per effetto degli accordi siglati a partire dal febbraio scorso tra il ministero dell’Interno italiano e il governo di Al-Sarraj, da quelle coste non salpano più barconi e le centinaia di persone che non riescono a partire finiscono nei centri di detenzione. Ce ne sono almeno tre a Zawiya: due sono in mano alle milizie armate, e quindi inaccessibili, il terzo è quello ufficiale, gestito dal ministero dell’Interno libico. Proprio lì sono entrate le telecamere di Sky TG24.
Soprusi e abusi nei centri di detenzione
Sono oltre 1000 le persone detenute. Le condizioni igieniche sono pessime, mancano cibo e acqua perché la zona è troppo pericolosa e gli aiuti umanitari non riescono ad arrivare. I migranti, molti dei quali sono donne, trascorrono le giornate per terra stesi su materassi sporchi. Quando non sono controllati di soldati libici, i migranti rivelano abusi e ricatti. “Ci sequestrano soldi e telefoni e chiamano le nostre famiglie per chiedere riscatti. Quelli che non riescono a dare denaro – racconta un ragazzo fuggito dal Ghana e detenuto da sei mesi – vengono picchiati”. Fuori dai centri, i gruppi armati tengono in mano le città.