Chi è Christopher A. Wray, il nuovo direttore dell'Fbi

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Christopher A. Wray sarà il successore di James Comey (Getty Images)

Laureato a Yale, ha un passato nel dipartimento di Giustizia durante l'amministrazione Bush. Dal 2005 è partner di un prestigioso studio legale. Si dice pronto a dimettersi in caso di pressioni, ma non rinuncia a criticare Comey

Christopher A. Wray sarà il nuovo direttore dell'Fbi. La nomina è stata confermata dal Senato degli Stati Uniti con 92 voti a favore e 5 contrari. Trova quindi un nuovo padrone la poltrona lasciata vacante lo scorso maggio da James Comey, licenziato dal presidente Usa Donald Trump.

La carriera di Wray

Wray, 50 anni, si è laureato a Yale e ha diretto il prestigioso Yale Law Journal. La sua carriera nelle istituzioni pubbliche inizia nel 1997 in Georgia. Dal 2003 al 2005, ai tempi dell'amministrazione di George W. Bush, ha lavorato accanto a Comey nel Dipartimento di Giustizia, dove ha guidato la divisione criminalità e seguito alcuni dei casi più eclatanti di frode, tra i quali quello dell'ex multinazionale energetica Enron. Quello al Dipartimento di Giustizia è stato il suo ultimo incarico pubblico, cui han fatto seguito 12 anni di lavoro nello studio legale King & Spalding. In questo periodo, si legge sul suo curriculum, ha assistito alcune delle 250 maggiori aziende americane durante cause e investigazioni da parte di istituti governativi come la Sec (la Consob americana) e il Dipartimenti di Giustizia. Prende ora il ruolo di direttore dell'FBI, dopo esser stato "richiamato in servizio" da Trump, che lo scorso 7 giugno tweettava definendolo "un uomo dalle credenziali impeccabili".

I riferimenti a Comey e Trump

Come dimostra il netto consenso espresso dai senatori, Wray è un nome che incontra una vasto appoggio, nonostante una certa vicinanza agli ambienti repubblicani. Un po' perché, come ha affermato il New York Times, "è una scelta sicura e convenzionale". E un po' perché si era temuto che Trump potesse indicare una figura politica per il ruolo. Ha invece scelto un tecnico, da tempo lontano dalla Casa Bianca e spesso contrapposto in tribunale alle istituzioni pubbliche. Nella lunga trafila che ha portato alla sua conferma, Wray, durante le audizoni in Senato, ha criticato Comey per la gestione dell'inchiesta sulle e-mail di Hillary Clinton: "Non riesco a immaginare una situazione in cui, come direttore dell'Fbi, possa organizzare una conferenza stampa che riguarda una persona non accusata formalmente". Ma il futuro capo del Federal Bureau of Investigation ha anche confermato ai senatori di non avere "legami di fedeltà con Trump". E che "in caso di pressioni sarebbe pronto alle dimissioni". Il riferimento è nuovamente rivolto a Comey, che ufficialmente sarebbe stato rimosso dall'attuale presidente per la gestione del mailgate (lo scandalo delle mail che ha travolto Hillary Clinton in campagna elettorale), ma che al momento della rimozione stava conducendo in prima persona le indagini sul Russiagate per accertare eventuali interferenze del Cremlino sul voto che ha condotto Trump alla casa Bianca. "La storia e la reputazione di Wray non ci danno ragione di dubitare delle sue affermazioni", ha sottolineato il senatore repubblicano Charles E. Grassley.  

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