Il Paese è stato accusato di finanziare il terrorismo. Il governo di Doha ha respinto una lista di 13 punti. Tra le richieste ci sono la limitazione dei rapporti con l'Iraq e la chiusura della tv Al Jazeera
Il Qatar non ci sta e dice no all'ultimatum imposto dall'Arabia saudita e dai suoi alleati per evitare lo scattare di dure sanzioni al Paese, reo, agli occhi dei Paesi arabi alleati, di finanziare il terrorismo. La secca risposta è arrivata oggi da Saif bin Ahmed Al-Thani, capo dell'ufficio stampa del governo di Doha.
Rifiutata una lista di 13 punti
"Era stato il Dipartimento di Stato americano - ha detto il capo dell'ufficio stampa del governo di Doha - a chiedere che le richieste fossero realistiche. Questa lista non soddisfa quel criterio". A essere rifiuta è una lista di 13 punti, stilata da Riad insieme agli alleati, per evitare un embargo che partirà tra nove giorni. Tra questi la richiesta che il Qatar limiti le sue relazioni con Teheran (vero obiettivo dell'accanimento contro lo stato nel Golfo); la chiusura della base turca nel piccolo paese del Golfo (inaugurata lo scorso anno); lo stop alla cooperazione militare con Ankara; e anche la chiusura dell'emittente al Jazeera.
Il Kuwait gioca il ruolo del mediatore
Non sembra al momento riuscita la mediazione dell'emiro del Kuwait Sheikh Sabah Al Ahmad Al-Jaber Al Sabah a cui l'alleanza dei paesi arabi avava dato mandato. Doha è stata messa nel mirino di Abu Dhabi, Riad e gli altri che sostengono di avere le prove degli aiuti del Qatar al terrorismo, sia dal punto di vista logistico che economico. Tra queste la somma di un miliardo di dollari che sarebbero stati pagati a maggio da Doha a dei gruppi jihadisti in Siria e affiliati di Al-Qaeda, per liberare 26 falconieri, tra i quali anche membri della famiglia reale, rapiti nel dicembre 2015 in Iraq.