Trump ritirerà fondi militari per Cuba, relazioni diplomatiche restano

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Foto d'archivio (Getty Images)
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Da Miami, in giornata, il presidente americano annuncerà le nuove misure sull'accordo con l'Avana distanziandosi in parte dall'apertura di Barack Obama. Nuove strategie anche per l'Afghanistan con un piano per inviare altri 4mila militari 

Una revisione, ma non una svolta. È questo l’atteggiamento che, secondo quanto affermano fonti della Casa Bianca, Donald Trump terrà nei confronti di Cuba. Il 16 giugno, il presidente americano sarà a Miami, dove è previsto che annuncerà un ritiro del flusso di denaro ai militari e ai servizi di sicurezza dell’Avana, accusati di alimentare la repressione e di violare i diritti umani. Ma sembra che le relazioni diplomatiche ripristinate da Barack Obama nel 2014 e gli accordi che permettono alle compagnie aeree e navali Usa di servire l’isola rimarranno attive. Inoltre, secondo le indiscrezioni circolate nelle ultime ore, anche l’ambasciata americana sull’isola dovrebbe restare aperta.

Lo stop ai fondi militari

Il piano di Trump, però, prevederebbe anche diverse restrizioni sui business a Cuba e in particolare su quelli con società che hanno legami con le forze armate e i servizi di sicurezza cubani. A vigilare per evitare che questo accada dovrebbero essere il dipartimento del Tesoro e quello del Commercio. La scelta di dare l’annuncio delle nuove regole del rapporto con Cuba a Miami non è casuale. Nella città della Florida sono presenti molti esuli cubani anti-castristi su cui il presidente aveva potuto contare nelle elezioni del 2016.

 

La scelta per l'Afghanistan: altri 4mila militari

Le scelte di Trump, però, non si limitano all’Avana. Il presidente avrebbe anche deciso  di inviare altri 4mila soldati in Afghanistan. Ad affermarlo sono fonti del Pentagono che spiegano che l'annuncio ufficiale arriverà la prossima settimana.
L'obiettivo, in questo caso, è quello di risolvere la situazione di stallo di un conflitto che Barack Obama si è ritrovato in eredità dal suo predecessore, George W. Bush. Proprio pochi giorni fa, a questo proposito, il segretario alla Difesa James Mattis aveva ammesso: ''Gli Usa in Afghanistan non stanno vincendo''.

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