Usa 2016, tra le gang di Chicago dove si vota per la Clinton

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Giovanna Pancheri

Per i giovani di una delle città più violente di tutti gli Stati Uniti “soltanto lei può cambiare le cose”. Nel 2016 ci sono state oltre 600 vittime della criminalità

«Da qui spegniamo la luce interna della macchina. Perché in quella strada laggiù la scorsa settimana hanno ucciso una persona…». Benvenuti a West Garfield Park, zona Ovest di Chicago, uno dei quartieri più violenti di tutti gli Stati Uniti. Nella città dove è nata e cresciuta Hillary Clinton, dove Barack Obama ha costruito la sua carriera politica e dove, dai tempi di Al Capone, si continua a morire ammazzati.
Le vittime dall’inizio dell’anno sono oltre 600 e i numeri si aggiornano quotidianamente. Solo nel weekend di Halloween ci sono stati 17 omicidi. Un record di sangue e violenza che ha ragioni molteplici a partire dalla facilità di procurarsi le armi negli Stati vicini che hanno leggi meno severe, anche se le cause in queste aree di degrado sono anzitutto sociali, come ci spiega Bob Muzikowski, che da oltre 20 anni si occupa dei ragazzi perduti di Chicago.


Per loro ha creato in uno dei quartieri più difficili, Near West Side, la Hope Academy. «La gente mi chiede se i miei studenti sono in una gang e io rispondo che devono essere in una gang anche solo per tornare la sera nei loro quartieri», racconta Bob, a cui è stato ispirato anche il film «Hardball» con Kenue Reeves. Secondo lui è fondamentale lavorare sulle famiglie perché «dietro a ognuno di questi ragazzi ci sono sempre dei genitori assenti». Keith è il coach di basket della scuola: «L’età media per entrare nelle gang - spiega - si è drammaticamente abbassata. Ora iniziano a 13 anni».
E uscirne è molto difficile in queste vie spoglie dove non ci sono negozi, ma si trovano crack e marijuana a ogni angolo, dove ormai la rivalità non è più solo tra neri e ispanici. Tutti sono nemici di tutti, spiegano N.J. e Rick, rispettivamente 25 e 22 anni passati per strada. «Ora è tutta una questione di soldi, prima era più territoriale. C’erano due grandi gruppi ognuno con oltre cento- duecento ragazzi, oggi invece siamo tutte piccole gang da 6, 10, 15 persone. Ormai qui si può morire ogni giorno per i soldi, per una donna, per la famiglia o semplicemente per l’orgoglio».


Il loro sguardo è più disilluso che cattivo, consumato dalla droga. Una luce però si intravede quando parliamo di occupazione: «Il lavoro è la chiave», dicono, confidando che voteranno per Hillary Clinton il prossimo 8 novembre (USA 2016, lo speciale) perché «negli ultimi sei mesi le cose stanno migliorando qui, hanno aperto alcuni negozi e iniziano a esserci delle opportunità. Hillary è l’unica che può continuare in questa direzione. Vedi, tutta questa violenza è per i soldi, se arrivano i soldi qui tra quattro anni sarà tutto diverso, tranne noi… Noi saremo comunque sempre qui».

 

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