Iran, vincono i moderati. 15 donne elette in Parlamento

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Si tratta di un numero record, mai raggiunto dal 1979. In Parlamento ci saranno 148 fondamentalisti, 125 riformisti, 88 indipendenti: dati che indicano la vittoria dei sostenitori di Rohani, perché tra indipendenti e riformisti vi è per lo più una vicinanza politica

I moderati in Iran hanno ottenuto la maggioranza dei seggi nell'Assemblea degli Esperti raggiungendo il 59% dei seggi, secondo i dati del ministero dell'Interno iraniano. Sia il presidente Hassan Rohani che l'ex presidente Akbar Hashemi Rafsanjani sono risultati eletti insieme con altri 52 alleati nell'assemblea che conta 88 seggi e a cui è affidato il compito di scegliere il prossimo leader supremo. I dati definitivi sono stati diffusi oggi.

 

I numeri del Parlamento  - 148 fondamentalisti, 125 riformisti, 88 indipendenti: è composta così la lista dei candidati del nuovo Parlamento iraniano, pubblicata dal Ministero degli Interni. Alcune decine di seggi verranno però assegnati nel ballottaggio per il secondo turno che si terrà a fine aprile. I dati comunque indicano la vittoria dei sostenitori di Rohani, perché tra indipendenti e riformisti vi è per lo più, tranne casi eccezionali, una sostanziale vicinanza politica.

 

Record di donne - Sono 15 le donne entrate nel nuovo Parlamento iraniano, secondo dati ufficiali forniti dal Ministero degli Interni. Si tratta di un numero record, mai raggiunto dal 1979. Altre 5 candidate sono in lizza per il secondo turno.

 

Teheran "moderata" - Nella capitale Teheran i moderati e i riformisti hanno ottenuto 15 dei 16 seggi disponibili. La vittoria al di fuori della Capitale è invece molto più limitata, coi conservatori che riescono spesso a mantenere i seggi in entrambi gli organismi.

 

 

 

Il voto di venerdì scorso per l'organismo e il Parlamento sono la prima tornata elettorale da quando Rouhani ha firmato l'accordo con le potenze mondiali, nel luglio scorso, sulla questione delle attività nucleari iraniane, in cambio dell'alleggerimento delle sanzioni economiche.

I due appuntamenti elettorali erano considerati dagli analisti come un possibile punto di svolta per l'Iran, e una sorta di voto di fiducia per il governo di Rouhani e la sua politica di distensioni con l'Ovest.

 

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