Caso Regeni, il Cairo insiste: non è mai stato arrestato

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Il 14 febbraio 2016, sul maxischermo del rinnovato impianto, prima della partita Udinese-Bologna, è stata proiettata una foto del giovane ucciso in Egitto accompagnata dalla didascalia "Ciao Giulio!", con un applauso del pubblico presente

Con un comunicato ufficiale, il ministero dell’Interno smentisce la versione dei media occidentali e conferma che "una grande squadra di indagine è incaricata di svelare i moventi dell'omicidio". Il ministro Gentiloni: "Ci aspettiamo totale collaborazione"

Il Cairo insiste e smentisce la versione dei media occidentali secondo cui Giulio Regeni, prima di morire, fosse finito nelle maglie degli apparati di sicurezza del Cairo. In un comunicato ufficiale, rilanciato dall'agenzia ufficiale Mena, il ministero dell'Interno fa sapere che il giovane dottorando friulano "non è mai stato arrestato". Dichiarazioni che non collimano, però, con le notizie arrivate nelle ultime ore dall'Egitto, come quella secondo cui il giovane sarebbe stato immortalato dalle telecamere di sicurezza di alcuni negozi dove sarebbe stato fermato e preso in custodia da due uomini, probabilmente agenti di sicurezza.

Egitto: indagini insieme agli italiani - "La fonte afferma che media occidentali avevano pubblicato informazioni completamente erronee circa le condizioni della scomparsa dell'italiano - spiega la nota egiziana - e aggiunge che una grande squadra di indagine è incaricata di svelare i moventi dell'omicidio dell'italiano e che questa squadra coopera pienamente con la controparte italiana".

Gentiloni: ci aspettiamo totale collaborazione - A margine del Consiglio Affari esteri a Bruxelles, il ministro Gentiloni ha così commentato gli ultimi sviluppi della vicenda: "Il passare del tempo non attenuerà  il nostro impegno su questa questione. Nei prossimi giorni faremo il  punto con il team investigativo che è da una decina di giorni al Cairo per verificare i frutti di una collaborazione che ci aspettiamo piena  e totale da parte delle autorità egiziane".

I messaggi di Giulio e i possibili depistaggi - Secondo quanto ricostruito dal Corriere della Sera, la prova di un possibile tentativo di depistaggio arriverebbe dall'analisi degli ultimi messaggi inviati dallo studente italiano: "L'incrocio dei dati ricavati esaminando gli ultimi sms inviati da Giulio ai suoi amici anche attraverso una chat di Facebook - riporta il quotidiano - smentisce il racconto del ragazzo che aveva sostenuto di aver visto Giulio portato via da due poliziotti".

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