Iraq: l'Isis avanza e sul web è guerra di hashtag

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L'hashtag usato in rete in una campagna contro lo Stato islamico dell'Iraq e del Levante (ISIS).
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La reazione ai successi militari delle milizie islamiche prende anche la forma di tweet e selfie. Ma pure i jihadisti non disdegnano la propaganda sui social media. E tra la popolazione c'è chi ricorre a un'app per superare i blocchi della Rete

di Raffaele Mastrolonardo

Hashtag, contro-hashtag e app. La situazione sul terreno in Iraq, dopo i recenti successi militari degli jihadisti dello Stato islamico dell'Iraq e del Levante (ISIS), continua ad essere calda. E lo scontro tra i sostenitori del governo di Baghdad e i supporter dei miliziani islamisti che hanno conquistato buona parte dei territori presso il confine occidentale iracheno, si riflette anche sul web. I social media, infatti, sono stati nell'ultima settimana teatro di due diverse campagne, una contro e una a favore dell'ISIS con le quali le parti hanno cercato di conquistare sostegno virtuale alle rispettive cause attraverso hashtag, foto e pure selfie.

#NO2ISIS – L'avanzata militare degli jihadisti, che ha provocato anche l'intervento diplomatico e militare (seppur su piccola scala) degli Stati Uniti, ha provocato la reazione di alcuni utenti della Rete iracheni coagulata intorno all'hashtag #NO2ISIS. A cominciare dall'inizio della scorsa settimana l'etichetta si è progressivamente diffusa su Twitter dove uomini e donne di tutte le età l'hanno impiegata per esprimere la propria opposizione al progetto islamista.



“Oggi abbiamo rotto tutte le barriere culturali per dire con una voce sola: #NO2ISIS”, ha scritto un utente. “Non ho mai visto una simile unità da parte degli iracheni di fronte al terrore”, ha replicato un altro in un tweet con lo stesso hashtag. Altri utilizzatori di Twitter hanno accompagnato alle parole anche disegni per esprimere il proprio dissenso.



Qualcuno, infine, ha giudicato che lo strumento più efficace per diffondere il messaggio fosse il proprio stesso corpo immortalato in un selfie, una pratica che ha coinvolto anche utenti fuori dal Paese.







#AllEyesOnISIS – Ma il fronte islamista non è stato a guardare. Come è stato notato, oltre ad essere preparati sul piano militare, i militanti dell'ISIS maneggiano con competenza anche i social media. In particolare, sono in grado di usare tattiche efficaci per amplificare il proprio messaggio ben oltre il seguito effettivo che hanno sul web. Uno degli esempi più recenti di questa abilità è rappresentato dalla campagna #AllEyesOnISIS lanciata dal gruppo alla fine della settimana scorsa, sia in inglese che in arabo, che invitava gli utenti a partecipare ad una “tempesta di tweet” organizzata per  chiarire che cosa è l'ISIS e raccogliere consenso online. 
Il supporto è arrivato, attraverso slogan, foto e immagini di cartelli pro-islamisti e foto di supposte manifestazioni a favore del gruppo.

Secondo alcune analisi, dal punto di vista quantitativo, la campagna ha avuto successo. Tuttavia, come già in altre occasioni, i grandi volumi di cinguettii sono stati raggiunti grazie al contributo decisivo di un numero relativamente limitato di persone che hanno cinguettato molto. Per fare un esempio, il 20% dei messaggini con l'hashtag #AllEyesOnISIS postati venerdì scorso sono arrivati da appena 50 account.

FireChat – Le due operazioni mediatiche sono l'ultima dimostrazione di come la Rete sia ormai uno spazio decisivo per la propaganda e la diffusione di informazioni in aree di crisi. Una conferma indiretta di questo fenomeno arriva anche dal crescente uso in Iraq di FireChat, un'app che permette la comunicazione anche in aree dove la diffusione di collegamenti Internet è limitata o l'accesso è bloccato dal governo. Secondo quanto riporta il quotidiano inglese Financial Times, l'applicazione sarebbe stata scaricata 40mila volte la scorsa settimana e il Paese sarebbe diventato il secondo maggiore mercato per il prodotto dopo gli Stati Uniti. Sviluppata negli Usa da un'azienda chiamata OpenGarden, l'app permette agli utenti di utilizzare il Bluetooth dei propri smartphone per scambiarsi messaggi. FireChat crea di fatto una rete tra i dispositivi presenti in un'area consentendo alle informazioni (testi ma anche foto) di viaggiare di dispositivo in dispositivo fino ad arrivare a destinazione. Sempre secondo il Financial Times nelle ultime settimana in Iraq sarebbero state create 7 mila “stanze” per chattare, quasi il 10 per cento di tutte quelle create nel mondo.

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