Datagate, asse Germania-Francia: nuove regole per gli 007

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Il caso Nsa irrompe a Bruxelles. Firmata una dichiarazione congiunta in cui l'Ue avverte: "La mancanza di fiducia può pregiudicare la cooperazione per la lotta al terrorismo". Il Guardian: spiati 35 leader. Bonino: "Coinvolgimento italiano? Non risulta"

Il Datagate irrompe al vertice europeo e, su iniziativa di Francia e Germania, si decide una reazione unita e forte. Un’iniziativa "aperta a tutti i paesi interessati" che cercheranno di concordare con Washington entro l'anno un 'codice' dello spionaggio. All'iniziativa, a parole si uniscono tutti, compresa la Gran Bretagna che partecipa ai programmi di spionaggio americani e che ha "relazioni speciali con altri paesi" (come ammette Van Rompuy). Il presidente del Consiglio Enrico Letta spiega: "Abbiamo preso una posizione forte, unitaria per avere informazioni nelle prossime settimane e un chiarimento con gli Usa".
In una dichiarazione congiunta i leader dei 28 Paesi riuniti scrivono che "una mancanza di fiducia potrebbe pregiudicare la necessaria cooperazione nel campo della raccolta di intelligence", ritenuto "elemento vitale per la lotta al terrorismo". E lo scandalo si allarga. Secondo le rivelazione del Guardian, infatti, l'intelligence americana avrebbe spiato 35 leader mondiali. Secondo indiscrezioni, anche il governo italiano. Ma il ministro degli Esteri Emma Bonino assicura che non risulta nessun coinvolgimento italiano.
Tra i leader spiati ci sarebbe Angela Merkel che, in una conferenza stampa al termine della prima giornata di vertice a Bruxelles, assicura che continuerà a parlare al telefono, come ha sempre fatto e nonostante ormai sappia che rischia di essere intercettate.

Il vertice europeo
- L'asse tra Francia e Germania scatta in un faccia a faccia tra Angela Merkel e Francois Hollande prima del vertice. In apertura di riunione ne informano i colleghi. Il 'codice' per lo spionaggio, definito "vitale" per combattere il terrorismo da Van Rompuy, dovrà servire a ricostruire la fiducia messa in crisi dalle rivelazioni al punto che "può pregiudicare la necessaria cooperazione nel campo della raccolta di informazioni". Anche perché - come rileva Martin Schulz - l'intelligence Usa appare "fuori controllo". Le parole notturne di Van Rompuy suonano comunque caute rispetto alla rabbia pubblica dei leader. "Spiare non è accettabile, tra alleati ci vuole fiducia. Non è solo un problema che riguarda me, ma tutti i cittadini" aveva detto Angela Merkel arrivando al Consiglio. Di vicenda "inaccettabile", l'aggettivo che più ricorre, aveva parlato anche Enrico Letta dopo che il giornalista Glenn Greenwald ha rivelato all'Espresso che gli Usa avrebbero spiato pure il governo italiano. "Non possiamo tollerare che ci siano zone d'ombra o dubbi" aveva aggiunto il premier mentre Angelino Alfano, dal prevertice del Ppe, ribadiva che "difenderemo la privacy delle istituzioni e delle istituzioni, senza guardare in faccia nessuno".

Letta: "Chiederemo spiegazioni agli Usa" - Il premier Enrico Letta, lasciando la sede del Consiglio Europeo nella tarda nottata tra il 24 e il 25 ottobre, ha assicurato che non c’è nessun "antagonismo" con gli Usa ma una richiesta di tutta l'Europa a Washington di fare chiarezza e "cooperare" trovando una "soluzione" che consenta che questi episodi non succedano più. Perché solo nella chiarezza si "fanno le cose insieme" e sono "assolutamente fiducioso" che si chiarirà. Letta ha precisato che la questione Datagate non "ha nessun legame, nessuna relazione" con i negoziati per l'accordo di libero scambio Ue-Usa. Un accordo "importante per l'Italia", ricorda sottolineando che le trattative "devono andare avanti".

Bonino: "Non risulta coinvolgimento italiano" - "Dalle informazioni che abbiamo non risulta un coinvolgimento italiano": è quanto afferma il ministro degli esteri Emma Bonino rispondendo ad una domanda sulle voci secondo cui anche gli italiani sono bersaglio di intercettazioni Usa. "Questo è quello che ci risulta, non so cosa emergerà da altre informazioni", ha aggiunto. Il ministro ha quindi confermato che il tema è stato toccato con il segretario di Stato Usa John Kerry, durante la sua visita a Roma. Kerry "riconosce il problema e ha riferito che il presidente Obama è determinato ad affrontarlo, senza tuttavia entrare in dettagli".

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