Datagate, nuove leggi in discussione in Europa e Brasile

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Viviane Reding, vice-presidente della Commissione Europea - Getty Images
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Dopo la discesa in campo di Angela Merkel, riprende quota la riforma della normativa europea sulla protezione dei dati personali (da sempre osteggiata dai colossi hi-tech Usa). Nel frattempo il Paese sud-americano pensa a una Carta di diritti di Internet

di Nicola Bruno

In ballo c'è la nuova normativa europea sulla protezione dei dati personali, un provvedimento portato avanti con convinzione dal vice-presidente della Commissione Ue Viviane Reding, ma anche molto osteggiato dai colossi hi-tech statunitensi.
Ora, però, che è venuto allo scoperto lo scandalo del Datagate, la riforma potrebbe subire una forte accelerazione. Soprattutto dopo che il 15 luglio si è alzata la voce della cancelliera tedesca Angela Merkel che, in un'intervista televisiva, ha chiesto alle autorità europee di approvare al più presto le nuove misure.
L'invito di Angela Merkel è stato prontamente accolto da Viviane Reding, che ha lanciato un appello ai 28 paesi europei affinché si impegnino a far entrare in vigore la normativa entro maggio 2014, quando si andrà alle urne per eleggere i nuovi rappresentanti di Bruxelles.
E l'Unione Europea non è l'unico paese ad andare in questa direzione: anche il Brasile sta discutendo una legge che limiterebbe i poteri delle autorità statunitensi di accedere alle informazioni dei propri cittadini.

L'appello di Viviane Reding - "Faccio appello a tutti i governi affinché la nuova normativa possa essere finalizzata prima delle europee che rinnoveranno il parlamento nel 2014", ha dichiarato lo scorso lunedì Viviane Reding, sottolineando che le nuove misure costituiscono una forte garanzia non solo per i cittadini, ma anche per le imprese: "Avere regole comuni europee è effettivamente il modo migliore per assicurare una solida protezione dei dati dei cittadini, anche quando sono trattati da compagnie di paesi terzi che operano nella Ue. L'Europa deve essere unita su questo argomento che è al centro dei valori europei". Il vicepresidente della Commissione si augura che la riforma venga messa subito al centro dell'agenda politica: "Sarebbe d'aiuto se il Consiglio europeo di ottobre, che tratterà le questioni del mercato unico digitale, potrà risolvere questo argomento ed accelerare i lavori in Consiglio su questo importante argomento".

Cosa prevede la normativa - Presentata lo scorso 25 gennaio 2012, la riforma della data-protection intende fornire ai cittadini europei maggiori poteri sulla gestione dei dati personali. Allo stesso tempo, i fornitori di servizi online sono chiamati ad essere più trasparenti su come questi dati vengono utilizzati ed, eventualmente, ceduti a soggetti terzi (sia governativi che commerciali). In caso di gravi violazioni della privacy, poi, le compagnie possano essere multate fino al 2% del loro fatturato globale. Nel caso di danni minori, questa percentuale scenderebbe allo 0,5% e, comunque, da 250.000 euro in su. Soprattutto l'ammontare delle penalità ha portato i colossi hi-tech a stelle e strisce a protestare, mettendo in piedi una forte azione di lobbying su Bruxelles. Proprio grazie a questa attività - definita "eccezionale" da Peter Hustinx, European Data Protection Supervisor - nei mesi scorsi diversi paesi europei (tra cui Belgio, Svezia, Regno Unito e la stessa Germania) si erano schierati a favore di un ammorbidimento della normativa, che rischiava così di essere stravolta rispetto alla formulazione iniziale di Viviane Reding.
La discesa in campo di Merkel, motivata secondo diversi osservatori dalla campagna per le elezioni del prossimo autunno, dovrebbe ora dare maggiore forza politica alla bozza della Reding.

Brasile pensa a un Bill of Rights - Dai documenti divulgati da Edward Snowden è emerso anche che "l'Nsa ha, per anni, intercettato, raccolto e conservato le comunicazioni telefoniche ed email di milioni di brasiliani". La notizia ha provocato preoccupazione nel paese sudamericano, il cui Congresso stava discutendo dal 2011 un provvedimento noto come "Marco Civil da Internet" (qui in pdf), una sorta di Internet Bill of Rights pensato per offrire maggiori diritti digitali ai cittadini sia sul fronte della privacy che della neutralità della rete. Dopo lo scoppio dello scandalo Nsa, il presidente Dilma Rousseff ha chiesto al Congresso di approvare la normativa, che obbligherebbe i fornitori di servizi Internet a conservare i metadati degli utenti solo per un anno, mentre renderebbe molto più difficile l'accesso a terzi del contenuto delle email e delle comunicazioni telefoniche. Ad ogni modo, la nuova legge è ora in discussione alla Camera brasiliana dove sta incontrando non poche difficoltà.

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