Dura reazione di New Delhi alla scelta di Roma di non far rientrare in India Massimiliano Latorre e Salvatore Girone al termine delle quattro settimane concesse per permettere ai due militari di votare. “Inaccettabile” dice Singh
PM: "If they do not keep their word there will be consequences for our relations with Italy."
— Dr Manmohan Singh (@PMOIndia) 13 marzo 2013
La decisione di Roma di far restare in Italia i due marò, accusati in India di aver ucciso due pescatori, era arrivata l’11 marzo e aveva scatenato subito dure reazioni da New Delhi. Il Ministero degli Esteri ha infatti convocato il 12 marzo l’ambasciatore italiano. Nel colloquio, durato una ventina di minuti, il sottosegretario agli Esteri indiano Ranjan Mathai, ha ribadito a Mancini che la Corte Suprema indiana ha permesso il 22 febbraio ai due marò di lasciare l'India sulla base di una dichiarazione giurata presentata dalla Repubblica d'Italia" da lui firmata e che, in base all'ordinanza della Corte, "essi devono tornare dopo quattro settimane per fare fronte in India a procedure legali". E nella nota al termine suona forte che l'India si aspetta che l'Italia "come Paese impegnato nel rispetto della legge, onori la dichiarazione giurata sovrana fornita alla Corte". Dopo l'incontro l'ambasciata d'Italia si è mantenuta discreta mentre Mathai ha sostenuto che Mancini "si è limitato ad ascoltare la nostra posizione di rigetto della nota verbale e ad indicare che avrebbe riferito questo al suo governo a Roma".