Finlandia, le leggi si fanno in crowdsourcing

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Uno screenshot di Open Ministry, il sito web che permette di elaborare proposte di legge in maniera collaborativa.
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Nel paese del nord Europa le proposte di iniziativa popolare nascono anche dal web, grazie a OpenMinistry, progetto pubblico e privato. Dall'Islanda alla Ue, la partecipazione è sempre più online. Con qualche incidente di percorso

di Federico Guerrini

Benvenuti al Nord. Dove non solo è normale pagare le tasse, ma ai cittadini è concesso perfino di proporre direttamente le leggi via web. In sé il concetto non è nuovo: proposte di leggi di iniziativa popolare sono previste dalla maggior parte delle Costituzioni dei paesi democratici, quello che cambia è il metodo. E in Finlandia, sotto questo aspetto, hanno deciso di guardare avanti: la raccolta di firme preliminare delle proposte dal basso avverrà infatti per via telematica e in crowdsourcing tramite la piattaforma online Open Ministry, frutto di una legge, il Citizens Initiative Act, approvata lo scorso dicembre. La normativa stabilisce infatti che, qualora la proposta di legge presentata da un cittadino (o da più cittadini) raggiunga le 50 mila firme di sostegno, il primo firmatario ha sei mesi di tempo per sottoporla al Parlamento. L'istituzione a quel punto ha l'obbligo di prenderla in considerazione. L'ultima parola, in ogni caso, spetta però al potere legislativo, che può decidere di rigettare la bozza o introdurre degli emendamenti.

Dalla carta al web - Il passaggio al virtuale è frutto di Open Ministry un'iniziativa privata, no profit, che è stata autorizzata dal governo dal momento che abbassava le barriere della partecipazione. La sfida maggiore, dal punto di vista tecnico, è stata quella di trovare un sistema di autenticazione sicuro per garantire la veridicità e la riservatezza delle firme raccolte online. Problema risolto appoggiandosi ai codice di identificazione adoperati dalle banche per gestire le transazioni monetarie online. Di solito gli istituti di credito applicano delle commissioni per  l'utilizzo del loro sistema di verifica ma, in questo caso, molte di loro si sono dette disposte a collaborare gratis, felici di dare il proprio contributo alla modernizzazione della società finlandese. Il sistema dovrebbe essere operativo e online dal primo ottobre.

Democrazia elettronica - L'esperimento scandinavo è forse la punta più avanzata di una crescente tendenza a far ricorso alla rete come laboratorio di democrazia diretta: online si raccolgono petizioni, proteste, contributi per l'agenda politica di amministrazioni importanti come quella Usa. È l'agorà dei greci che ritorna in forma digitale, pur se con risultati molto diversi a seconda delle iniziativa. Il Partito Pirata tedesco, per esempio, adopera un sistema chiamato Liquid Feedback per promuovere referendum su vari temi fra i propri sostenitori (e ora lo stanno usando anche i militanti del Movimento 5 Stelle in Italia). Nel Regno Unito, il governo Cameron ha lanciato lo scorso anno E-petitions, con un successo che in qualche occasione si è rivoltato come un boomerang sui promotori. Molti cittadini infuriati hanno infatti accusato l'esecutivo di non aver dato seguito ai loro suggerimenti o peggio, di averli volutamente affossati, malgrado alcuni avessero superato le centomila firme a sostegno. Sul web, in piccola parte, si appoggia anche il diritto di iniziativa dei cittadini europei, lanciato da Bruxelles lo scorso aprile, dopo che negli anni scorsi la Commissione aveva dato il via libera alle petizioni online. Qui i numeri sono un po' diversi da altre iniziative analoghe: le firme richieste sono almeno un milione e le modalità di raccolta sono state giudicate un po' troppo burocratiche anche se, attraverso un software certificato, è possibile metterle insieme online. 

Dall'Islanda alla Tunisia - Il progetto più ambizioso, e più noto, di legislazione in crowdsourcing resta però quello dell'Islanda; in questa piccola isola i trecentomila abitanti hanno avuto a disposizione un'opportunità unica: riscrivere, in maniera collaborativa e mediata dal web, la propria Costituzione.  Libertà di espressione, trasparenza amministrativa e tutela dell’ambiente le modifiche più richieste dai wiki-cittadini, che hanno tracciato la strada per aspiranti emuli: come i ragazzi tunisini che hanno infiammato una delle rivolte della Primavera Araba. E che sul “blocco note” virtuale di Pirate Pad hanno provato a tracciare una bozza di nuova Costituzione. Non è chiaro però con quale risultato pratico: le proposte dell'Assemblea Costituente sono parse più un ritorno alla tradizione che altro. Anche se le ultimissime notizie sono di buon auspicio per la parte femminile del Paese, che sembra aver ottenuto il rispetto delle proprie prerogative e della propria dignità.

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