Un ordigno ha colpito il palazzo del governatorato di Gazantiep, a circa 50 chilometri dal confine con il paese di Assad. Il bilancio parla di almeno 8 morti e 50 feriti. Autorità locali attribuiscono la responsabilità ai separatisti curdi
Sangue sulla fine del Ramadan nel sud-est della Turchia, dove un'autobomba - attribuita subito dalle autorità locali ai separatisti curdi - ha fatto strage nella città di Gazantiep: uccidendo almeno 8 persone e ferendone 50, inclusi diversi poliziotti.
L'esplosione è avvenuta di fronte a un commissariato di pubblica sicurezza e non lontano dalla sede del governatorato regionale. Dopo qualche iniziale informazione contraddittoria, è stato il sindaco, Asim Guzelbey, a diffondere in televisione il pesante bilancio aggiornato, mentre le immagini mostravano crude scene di distruzione, fra veicoli in fiamme, pompieri in azione e viavai di ambulanze.
Una fonte ufficiale locale, citata dall'agenzia Reuters, ha intanto puntato il dito contro i guerriglieri curdi. "Riteniamo che ci siano loro dietro questo attacco", ha detto.
Autorità locali: la responsabilità è dei separatisti curdi - La regione circostante, l'Anatolia sud-orientale, è in effetti un territorio a maggioranza curda, teatro negli ultimi anni di numerosi attentati imputati al Pkk (il Partito dei lavoratori curdi). Anche se Gaziantep, città-capoluogo con oltre 1,2 milioni di abitanti, era stata nel recente passato sostanzialmente risparmiata dal ciclo di violenze legato alla rivolta indipendentista curda e alla repressione turca (circa 45.000 vittime complessive a partire dal 1984).
Tensioni Turchia-Siria - Gazantiep si trova d'altra parte a non molta distanza dal confine con la Siria ed è il centro nel quale il governo turco islamico sunnita di Recep Tayyip Erdogan - schieratosi in questi mesi in questi mesi in favore dell'insurrezione siriana e contro il potere di Bashar al Assad - ha istituito una struttura di accoglienza destinata a ospitare e smistare parte dei quasi 70.000 profughi che finora hanno attraversato il confine dalla Siria.
Proprio su questo sfondo non sono mancati, nelle ultime settimane, scambi al vetriolo, sospetti, polemiche e moniti reciproci fra Ankara e Damasco, accusatesi rispettivamente di sostenere o strizzare l'occhio alle attività di "terroristi" nel Paese vicino: intendendo per tali i miliziani curdi in Turchia, i ribelli anti-Assad in Siria.
L'esplosione è avvenuta di fronte a un commissariato di pubblica sicurezza e non lontano dalla sede del governatorato regionale. Dopo qualche iniziale informazione contraddittoria, è stato il sindaco, Asim Guzelbey, a diffondere in televisione il pesante bilancio aggiornato, mentre le immagini mostravano crude scene di distruzione, fra veicoli in fiamme, pompieri in azione e viavai di ambulanze.
Una fonte ufficiale locale, citata dall'agenzia Reuters, ha intanto puntato il dito contro i guerriglieri curdi. "Riteniamo che ci siano loro dietro questo attacco", ha detto.
Autorità locali: la responsabilità è dei separatisti curdi - La regione circostante, l'Anatolia sud-orientale, è in effetti un territorio a maggioranza curda, teatro negli ultimi anni di numerosi attentati imputati al Pkk (il Partito dei lavoratori curdi). Anche se Gaziantep, città-capoluogo con oltre 1,2 milioni di abitanti, era stata nel recente passato sostanzialmente risparmiata dal ciclo di violenze legato alla rivolta indipendentista curda e alla repressione turca (circa 45.000 vittime complessive a partire dal 1984).
Tensioni Turchia-Siria - Gazantiep si trova d'altra parte a non molta distanza dal confine con la Siria ed è il centro nel quale il governo turco islamico sunnita di Recep Tayyip Erdogan - schieratosi in questi mesi in questi mesi in favore dell'insurrezione siriana e contro il potere di Bashar al Assad - ha istituito una struttura di accoglienza destinata a ospitare e smistare parte dei quasi 70.000 profughi che finora hanno attraversato il confine dalla Siria.
Proprio su questo sfondo non sono mancati, nelle ultime settimane, scambi al vetriolo, sospetti, polemiche e moniti reciproci fra Ankara e Damasco, accusatesi rispettivamente di sostenere o strizzare l'occhio alle attività di "terroristi" nel Paese vicino: intendendo per tali i miliziani curdi in Turchia, i ribelli anti-Assad in Siria.