Yemen, Spadotto in mano a tribù: chiedono rilascio detenuto

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A dare la notizia il ministro dell’Interno di Sana’a. Il carabiniere italiano, addetto alla sicurezza della nostra ambasciata, è stato sequestrato il 29 luglio mentre faceva acquisti in borghese in un negozio. La Farnesina preme per la sua liberazione

Alessandro Spadotto, il carabiniere rapito in Yemen, è in mano ai membri delle tribù. Che per la sua liberazione chiedono il rilascio di un detenuto e la restituzione di alcune terre nella capitale Sana’a. Le notizie sul sequestro dell'addetto alla sicurezza dell'ambasciata italiana nello Yemen dopo l’intenso lavoro da parte della Farnesina che ha attivato tutti i canali per seguire da vicino la vicenda. E dopo la lunga conversazione telefonica tra il titolare della Farnesina Giulio Terzi e il ministro degli Esteri yemenita Abu Bakr al Qirbi, che ha confermato la totale disponibilità del governo di Sana’a a massimo impegno e collaborazione, assicurando che polizia e intelligence sono al lavoro.

La cronaca yemenita si incrocia con quella di Pordenone e precisamente quella di un comune di 15 mila abitanti, San Vito al Tagliamento, dove il carabiniere, in forza al 13/o battaglione di Gorizia, è nato 29 anni fa. Appena si sono diffusi il nome e le generalità del militare, il paese si è stretto intorno alla famiglia Spadotto. "Un ragazzo serio, compito, che ha svolto e svolgeva incarichi di responsabilità", lo definisce il sindaco di San Vito, Antonio Di Bisceglie, che afferma la vicinanza del Comune "alla famiglia" e ribadisce l'ipotesi di un rapimento compiuto da parte di criminali comuni. "Meglio così”, rispetto a un atto di terrorismo, spiega.

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