Lo ha deciso la corte d'appello locale, confermando la condanna anche nei confronti di Luca Cammalleri. Entrambi i giovani sono originari di Caltanissetta: l'accusa nei loro confronti è quella di traffico internazionale di stupefacenti
La corte d'appello della Romania ha deciso di confermare la condanna a 8 anni e 3 mesi di reclusione nei confronti di Filippo Mosca e Luca Cammalleri (per lui 8 anni e 2 mesi), i giovani originari di Caltanissetta che sono chiusi nel carcere di Porta Alba, a Costanza, da più di un anno. L'accusa nei loro confronti è quella di traffico internazionale di stupefacenti. La medesima condanna è stata decisa per una ragazza italiana, della quale però non si conosce la identità.
La madre: "Decisione già presa, siamo distrutti"
"Si sono presi tre mesi, senza ragioni, rimandando una decisione in realtà già presa, ci hanno fatto attendere inutilmente altri lunghi mesi. Siamo distrutti". Queste le parole, affidate all'Ansa, di Ornella Matraxia, la madre di Filippo Mosca, dopo la sentenza della corte d'appello romena. "Nel cuore c'era la speranza che qualcosa cambiasse - aggiunge Ornella - ma immaginavo che la batosta sarebbe arrivata ancora più forte. Ce lo aspettavamo tutti, anche Filippo".
“Abbandonata dalle istituzioni”
Proprio nelle scorse ore, alla vigilia della sentenza d’appello, la donna aveva espresso le sue sensazioni sulla vicenda. Ai microfoni di Newzgen, trasmissione prodotta da Alanews, la donna ha raccontato i tentativi, sostanzialmente vani fino ad oggi, di coinvolgere le istituzioni politiche nel caso del figlio, soprattutto dopo la denuncia delle condizioni disumane cui il 29enne è sottoposto nelle carceri rumene. "Ho scritto al presidente Mattarella, senza ottenere risposta, mentre l’atteggiamento del ministro Tajani, che ha allargato le braccia dicendo di non poter fare nulla, non mi è sembrato propositivo”, ha raccontato la donna. “La risposta del mondo politico è sempre stata che di cittadini italiani detenuti all’estero ce ne sono 2.400, ma il mio pensiero è che sia dovere del nostro Paese dare assistenza e supporto a tutti e 2400 i casi, verificando quali siano le condizioni di detenzione e se vi siano stati giusti processi: e in caso contrario, come accaduto a Filippo, battere maggiormente i pugni sul tavolo con gli omologhi degli altri Paesi, battendosi per i propri cittadini. Io non mi aspetto che le cose cambino proprio perché mi sono sentita tanto abbandonata dalle istituzioni", ha poi confessato ancora la madre di Mosca.
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