Egitto, al ballottaggio sfida tra Islam e l'ex regime

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Dopo la rivoluzione di piazza Tahrir, il presidente sarà un leader conservatore o un ex generale. Il 16 e 17 giugno gli egiziani sceglieranno tra il candidato dei Fratelli musulmani, Mohamed Morsi, e l'ex premier di Hosni Mubarak, Ahmad Shafik

Il primo presidente egiziano eletto davvero democraticamente sarà un militare o un leader islamico conservatore. E' questo il risultato de primo turno delle elezioni presidenziali. I risultati ufficiali saranno comunicati domenica 27. Ma l'esito della consultazione ormai è certo. Al ballottaggio del 16 e 17 giugno andranno Mohamed Morsi, candidato dei Fratelli musulmani, e Ahmad Shafik, ex premier di Hosni Mubarak.
Autocritica, sconcerto, delusione. Questi i sentimenti con i quali attivisti e intellettuali egiziani reagiscono al risultato elettorale.

Delusione dopo la primavera araba - Le prime reazioni raccolte online, pur in assenza di raduni previsti a piazza Tahrir, il luogo simbolo della rivoluzione del 25 gennaio, vanno dalla frustrazione all'ammissione di errori da parte di oppositori fuori gioco, alla consolazione.
"Le elezioni non sono state falsificate ma ugualmente non sono state oneste al cento per cento - commenta l'avvocato Ayman Nour, esponente del partito El Ghad, escluso dalla corsa alla presidenza - la scelta è ora piuttosto difficile ed io avevo messo in guardia i giovani rivoluzionari sulle loro resistenze a presentarsi alle elezioni senza unificarsi su un candidato, producendo il risultato che abbiamo". Il deputato indipendente Moustafa El Naggar commenta su Twitter che "la guerra non è finita e dobbiamo imparare dai nostri errori. Il futuro ora dipende da noi".
Mentre molte voci online sembrano già orientarsi verso un nutrito sostegno al candidato dei Fratelli Musulmani, Morsi, qualche pessimista si lancia a valutare l'ipotesi di nuove proteste, anche violente, da parte dei giovani rivoluzionari che non accetteranno il risultato delle urne.

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