Le forze del regime hanno assaltato la città che è divenuta il simbolo dell’opposizione armata al presidente Assad. Si parla di decine di vittime. Obama: “Sì a sanzioni ma è importante risolvere la crisi senza un intervento militare”
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Le forze siriane hanno bombardato ancora Homs, dopo la strage di venerdì 3 febbraio, uccidendo 50 persone, in un assalto a diversi distretti della città che è divenuta il centro dell'opposizione armata al presidente Bashar al-Assad. Lo riferisce il Consiglio nazionale siriano, gruppo di opposizione. Intanto, i Paesi occidentali che vogliono la caduta di Assad non riescono a trovare una nuova strategia diplomatica dopo il fallito tentativo di far passare la risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu che sarebbe stata di sostegno all'appello della Lega Araba al presidente siriano a farsi da parte.
Gli Stati Uniti hanno chiuso la loro ambasciata a Damasco, una decisione comunicata dal Dipartimento di Stato Usa via twitter, e hanno detto che tutto lo staff ha lasciato il Paese per via del peggioramento delle condizioni di sicurezza. La Gran Bretagna ha richiamato il suo ambasciatore in Siria e ha fatto sapere che cercherà altre sanzioni dell'Unione Europea contro la Siria. La Farnesina ha espresso all'ambasciatore siriano a Roma "la più ferma condanna e lo sdegno del Governo italiano per le inaccettabili violenze perpetrate dal regime di Damasco nei confronti della popolazione civile", come si legge in una nota.
Intanto la Russia respinge al mittente le critiche dell'Occidente per aver imposto il veto alla risoluzione sabato. Il ministro degli Esteri Sergei Lavrov, atteso a Damasco il 7 febbraio, ha detto che la condanna nei confronti di Mosca rasenta "l'isteria". Il presidente americano Barack Obama ha detto che l'Occidente non ha ancora intenzione di usare la forza per rovesciare Assad, come ha fatto con Muammar Gheddafi in Libia. "Credo che sia molto importante per noi cercare di risolvere la cosa senza ricorrere a un intervento militare esterno. E credo che sia possibile", ha detto Obama al programma Today della Nbc.
Catherine al-Talli, del Consiglio nazionale siriano, ha riferito all’agenzia di stampa Reuters che i bombardamenti di Homs sono ripresi nella mattina dei domenica 5 febbraio e che sono costati la vita a 50 persone. Gli oppositori di Assad dicono che i tank e l'artiglieria di Damasco hanno ucciso oltre 200 persone nella città venerdì notte, nell'attacco più sanguinoso degli undici mesi di rivolta contro il regime. L'attacco, definito un "massacro" dalla Francia e "terribile" da Obama, ha suscitato sforzi intensi nel fine settimana per convincere Mosca a non bloccare l'adozione della risoluzione del Consiglio di Sicurezza. Ma la Russia ha risposto che la risoluzione era di parte e che adottarla sarebbe stato come sostenere gli oppositori di Assad in una guerra civile. Anche la Cina, seguendo Mosca, ha imposto il veto.
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Gli Stati Uniti hanno chiuso la loro ambasciata a Damasco, una decisione comunicata dal Dipartimento di Stato Usa via twitter, e hanno detto che tutto lo staff ha lasciato il Paese per via del peggioramento delle condizioni di sicurezza. La Gran Bretagna ha richiamato il suo ambasciatore in Siria e ha fatto sapere che cercherà altre sanzioni dell'Unione Europea contro la Siria. La Farnesina ha espresso all'ambasciatore siriano a Roma "la più ferma condanna e lo sdegno del Governo italiano per le inaccettabili violenze perpetrate dal regime di Damasco nei confronti della popolazione civile", come si legge in una nota.
Intanto la Russia respinge al mittente le critiche dell'Occidente per aver imposto il veto alla risoluzione sabato. Il ministro degli Esteri Sergei Lavrov, atteso a Damasco il 7 febbraio, ha detto che la condanna nei confronti di Mosca rasenta "l'isteria". Il presidente americano Barack Obama ha detto che l'Occidente non ha ancora intenzione di usare la forza per rovesciare Assad, come ha fatto con Muammar Gheddafi in Libia. "Credo che sia molto importante per noi cercare di risolvere la cosa senza ricorrere a un intervento militare esterno. E credo che sia possibile", ha detto Obama al programma Today della Nbc.
Catherine al-Talli, del Consiglio nazionale siriano, ha riferito all’agenzia di stampa Reuters che i bombardamenti di Homs sono ripresi nella mattina dei domenica 5 febbraio e che sono costati la vita a 50 persone. Gli oppositori di Assad dicono che i tank e l'artiglieria di Damasco hanno ucciso oltre 200 persone nella città venerdì notte, nell'attacco più sanguinoso degli undici mesi di rivolta contro il regime. L'attacco, definito un "massacro" dalla Francia e "terribile" da Obama, ha suscitato sforzi intensi nel fine settimana per convincere Mosca a non bloccare l'adozione della risoluzione del Consiglio di Sicurezza. Ma la Russia ha risposto che la risoluzione era di parte e che adottarla sarebbe stato come sostenere gli oppositori di Assad in una guerra civile. Anche la Cina, seguendo Mosca, ha imposto il veto.