Saadi Gheddafi chiede la tregua. Ma il fratello rilancia

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Uno dei figli del raìs afferma che suo padre è pronto a trattare con gli insorti. Il secondogenito del Colonnello però assicura: “A Sirte 20 mila giovani pronti a combattere”. I ribelli, intanto, arrestano l’ex ministro degli Esteri del regime

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Saadi Gheddafi, uno dei figli di Muammar Gheddafi, ha affermato - parlando al telefono con la tv Al Arabiya - di essere pronto a trattare con gli insorti e di parlare in nome di suo padre, il quale "vorrebbe un ruolo" in un futuro governo degli insorti. Saadi ha inoltre affermato  di essere disposto a consegnarsi se ciò "servisse a far cessare lo spargimento di sangue".
Saadi ha esortato gli insorti a una "tregua" per fermare il bagno di sangue e affermato di aver "preso contatto" con il comandante dei ribelli.

Parole di apertura che contrastano con quelle del  fratello Seif al Islam, considerato il delfino del Colonnello. Seif ha infatti assicurato, in un messaggio audio diffuso dalla rete al Arabiya, che la guerra prosegue e che a Sirte (città natale del Colonnello roccaforte dei lealisti, ai quali i ribelli hanno dato un ultimatum che scade sabato) ci sono 20.000 giovani combattenti armati pronti a resistere all'avanzata degli insorti. E ha aggiunto di trovarsi ancora "in un sobborgo di Tripoli" e che suo padre, il raìs, sta bene. "La resistenza continua e la vittoria è vicina", ha inneggiato il secondogenito di Muammar Gheddafi.

Intanto, il ministro degli Esteri di Muammar Gheddafi, Abdelati Obeidi, è stato arrestato dagli insorti a ovest di Tripoli. Lo ha confermato il vicepresidente del Consiglio militare degli insorti libici - ala militare del Consiglio nazionale di transizione (Cnt) - Mehdi Harati.
Continua invece la caccia al raìs. Nessuno sa dove si nasconda l'ex leader libico, ma ormai il Consiglio Nazionale Transitorio ha rinunciato all'idea di catturarlo vivo. Il ministro dell'Interno degli insorti, Ahmed Darrad, ha rivendicato il "diritto di uccidere" Gheddafi se non si consegnerà: "Lui ci uccide, è un criminale e un fuorilegge. In tutto il mondo, se un criminale non si arrende, chi fa rispettare la legge ha diritto di ucciderlo".

L'Italia ha annunciato per giovedì 1 settembre la riapertura dell'ambasciata a Tripoli, chiusa da più di cinque mesi. A renderla operativa sarà un team formato da diplomatici, funzionari amministrativi ed esperti appena giunti a Tripoli.
La Francia era stata fra i primi Paese europei a riaprire l'ambasciata, lunedì scorso.

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