Pesanti combattimenti fra ribelli e forze del colonnello Gheddafi. Gli insorti riconquistano il porto petrolifero a 800 km a est di Tripoli. Gheddafi in un nuovo messaggio audio avverte: "Non lascerò la terra dei miei antenati". LO SPECIALE
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In Libia continua l'offensiva degli insorti che, forti del riconoscimento della comunità internazionale, premono sull'importante porto petrolifero di Brega, mentre si continua a combattere anche sulla zona montagnosa ad ovest del Paese, in attesa che l'inviato dell'Onu presenti nei prossimi giorni la sua proposta politica.
Intanto, il Colonnello Muammar Gheddafi è tornato a parlare, per rispondere ai numerosi appelli da parte della comunità internazionale a lasciare il potere. Il rais ha giurato che non lascerà "mai" la terra dei suoi "antenati".
Gheddafi: non me ne andrò - "Mi chiedono di lasciare (la Libia, ndr), è ridicolo. Non lascerò la terra dei miei antenati, né tantomeno il popolo che si è sacrificato per me", ha detto il Colonnello nel messaggio audio diffuso dagli altoparlanti a migliaia di libici, riuniti a Zawiya, a 50 km a ovest di Tripoli. "Sono pronto al sacrificio per il mio popolo e non abbandonerò mai questa terra che si è macchiata del sangue dei miei antenati che hanno combattuto i coloni italiani e britannici".
"Questi topi (riferendosi agli insorti, ndr) hanno preso in ostaggio il nostro popolo a Bengasi e Misurata e nelle montagne dell'ovest e lo usano come bersaglio umano. Cinque milioni di libici armati marceranno su di loro e libereranno queste città, una volta che sarà data la parola d'ordine".
Infuria la battaglia a Brega - Brega, città già sotto assedio lo scorso aprile, importante porto petrolifero circa 800 km a est di Tripoli, sarebbe tornata nuovamente nelle mani degli insorti. Stando a quanto riferisce la tv Al Arabiya, venerdì 15 luglio i ribelli si erano posizionati intorno alla città, per poi penetrarvi in ricognizione e infine ritirarsi qualche ora dopo. Un avanzamento che sarebbe costato la vita a dieci di loro e al ferimento di altri 172, mentre quattro soldati governativi sarebbero stati fatti prigionieri. Sabato 16 luglio in mattinata le forze anti-Gheddafi avrebbero sferrato un nuovo attacco riconquistando la città. Altre fonti riferiscono invece che gli insorti si troverebbero ancora alle porte della roccaforte, che resta controllata da circa 3.000 lealisti. A dimostrazione di ciò ci sarebbero alcune testimonianze che parlano di una zona minata intorno alla città, una sorta di muro difensivo che avrebbe rallentato l'avanzata degli insorti, i quali però possono godere dell'appoggio degli aerei della Nato.
Anche sull'altro fronte, quello a ovest, non sono mancati pesanti combattimenti. Testimoni e fonti giornalistiche locali raccontano che i ribelli e le forze di Muammar Gheddafi si sono affrontati sulle montagne occidentali, attorno al villaggio di Bir Ayad, un centinaio di chilometri a sud di Tripoli. Da Bir Ayad, che si trova a 15 km a sud di Bir Ghanam, il punto più avanzato del fronte occidentale del conflitto, a soli 80 km dalla capitale del regime, si sentono continui colpi d'arma da fuoco e di artiglieria. Le fonti parlano dell'arrivo di rinforzi alle truppe di regime.
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"Questi topi (riferendosi agli insorti, ndr) hanno preso in ostaggio il nostro popolo a Bengasi e Misurata e nelle montagne dell'ovest e lo usano come bersaglio umano. Cinque milioni di libici armati marceranno su di loro e libereranno queste città, una volta che sarà data la parola d'ordine".
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Anche sull'altro fronte, quello a ovest, non sono mancati pesanti combattimenti. Testimoni e fonti giornalistiche locali raccontano che i ribelli e le forze di Muammar Gheddafi si sono affrontati sulle montagne occidentali, attorno al villaggio di Bir Ayad, un centinaio di chilometri a sud di Tripoli. Da Bir Ayad, che si trova a 15 km a sud di Bir Ghanam, il punto più avanzato del fronte occidentale del conflitto, a soli 80 km dalla capitale del regime, si sentono continui colpi d'arma da fuoco e di artiglieria. Le fonti parlano dell'arrivo di rinforzi alle truppe di regime.