Il segretario della Difesa Usa Gates ammette contatti con i seguaci del Mullah Omar. E il vicepresidente dell'Alto consiglio per la Pace afghano conferma: "I tentaivi sono molto più ampi fuori dal nostro Paese che qui". FOTO E VIDEO: LO SPECIALE
SPECIALE AFGHANISTAN
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Contatti preliminari con i talebani esistono davvero, e la spinta più forte in questo senso viene non da Kabul, ma da Washington. "E' vero - ha riferito in un'intervista all'Ansa Mawlawi Ataullah Ludin, vicepresidente dell'Alto consiglio per la Pace afghano - gli Usa sono più avanti di noi in questa ricerca del dialogo e noi accettiamo questo fatto".
Le rivelazioni sull'esistenza di tali contatti preannunciata dal presidente Hamid Karzai, confermata domenica 19 gennaio dal segretario alla Difesa Robert Gates, e ora ammessa anche da uno dei protagonisti degli sforzi di pace afghani, aprono una prospettiva nuova nelle relazioni con i seguaci del Mullah Omar, che però hanno sempre negato di voler trattare fino a quando "gli invasori americani" non avessero abbandonato il territorio afghano.
Creato dal presidente Karzai nell'ottobre 2010, il Consiglio per la Pace è un organismo che raccoglie esponenti di vari gruppi etnici afghani, ex rappresentanti dei talebani, ex Signori della Guerra e membri della Alleanza del Nord del mitico 'Leone del Panjshir', Ahmad Shah Massud.
Originario della provincia meridionale di Kandahar, santuario dei talebani, Ludin ha seguito studi islamici e giuridici, e ha esercitato la sua professione prima di dedicarsi alla politica, accettando poi otto mesi fa il delicato incarico nell'organismo a cui sono affidate le speranze di normalità dell'Afghanistan.
Carezzando la sua lunga e curata barba grigia, Ludin ha osservato: "Che a noi piaccia o no, fino a quando gli Usa, la Nato e l'Onu non prenderanno forti iniziative per la pace, non avremo risultati, perché questo noi non possiamo farlo da soli". Ed effettivamente, ha ammesso, "i contatti con i talebani sono molto più ampi e profondi fuori dal nostro paese, e in particolare con gli Stati Uniti, che qui in Afghanistan".
"L'obiettivo principale - ha poi aggiunto - è riportare la pace in Afghanistan. Se i colloqui li conduce il nostro governo, o se i colloqui avvengono fuori dai confini nazionali, oppure se i talebani hanno contatti diretti con gli americani, per noi va bene perché, ripeto, vogliamo che la pace torni nel paese".
Sui tempi necessari, Ludin si è mostrato prudente: "Dopo 33 anni di guerra, ci vorranno da uno a tre anni per discutere tutti gli aspetti e meccanismi di questo processo". Ma qualunque sia l'iniziativa, ha ricordato, "l'ultima voce in capitolo la deve avere l'Alto Consiglio, e l'approvazione finale di ogni accordo dovrà essere data dal Parlamento afghano, perché così lo prevede la Costituzione".
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Contatti preliminari con i talebani esistono davvero, e la spinta più forte in questo senso viene non da Kabul, ma da Washington. "E' vero - ha riferito in un'intervista all'Ansa Mawlawi Ataullah Ludin, vicepresidente dell'Alto consiglio per la Pace afghano - gli Usa sono più avanti di noi in questa ricerca del dialogo e noi accettiamo questo fatto".
Le rivelazioni sull'esistenza di tali contatti preannunciata dal presidente Hamid Karzai, confermata domenica 19 gennaio dal segretario alla Difesa Robert Gates, e ora ammessa anche da uno dei protagonisti degli sforzi di pace afghani, aprono una prospettiva nuova nelle relazioni con i seguaci del Mullah Omar, che però hanno sempre negato di voler trattare fino a quando "gli invasori americani" non avessero abbandonato il territorio afghano.
Creato dal presidente Karzai nell'ottobre 2010, il Consiglio per la Pace è un organismo che raccoglie esponenti di vari gruppi etnici afghani, ex rappresentanti dei talebani, ex Signori della Guerra e membri della Alleanza del Nord del mitico 'Leone del Panjshir', Ahmad Shah Massud.
Originario della provincia meridionale di Kandahar, santuario dei talebani, Ludin ha seguito studi islamici e giuridici, e ha esercitato la sua professione prima di dedicarsi alla politica, accettando poi otto mesi fa il delicato incarico nell'organismo a cui sono affidate le speranze di normalità dell'Afghanistan.
Carezzando la sua lunga e curata barba grigia, Ludin ha osservato: "Che a noi piaccia o no, fino a quando gli Usa, la Nato e l'Onu non prenderanno forti iniziative per la pace, non avremo risultati, perché questo noi non possiamo farlo da soli". Ed effettivamente, ha ammesso, "i contatti con i talebani sono molto più ampi e profondi fuori dal nostro paese, e in particolare con gli Stati Uniti, che qui in Afghanistan".
"L'obiettivo principale - ha poi aggiunto - è riportare la pace in Afghanistan. Se i colloqui li conduce il nostro governo, o se i colloqui avvengono fuori dai confini nazionali, oppure se i talebani hanno contatti diretti con gli americani, per noi va bene perché, ripeto, vogliamo che la pace torni nel paese".
Sui tempi necessari, Ludin si è mostrato prudente: "Dopo 33 anni di guerra, ci vorranno da uno a tre anni per discutere tutti gli aspetti e meccanismi di questo processo". Ma qualunque sia l'iniziativa, ha ricordato, "l'ultima voce in capitolo la deve avere l'Alto Consiglio, e l'approvazione finale di ogni accordo dovrà essere data dal Parlamento afghano, perché così lo prevede la Costituzione".