Raid Nato su Tripoli, Gheddafi nel mirino

Mondo
Libia, porto di Tripoli dopo raid Nato. Foto del 19 maggio 2011 - Credits: Getty Images
libia_raid_nato_tripoli_getty

Si è trattato di uno dei bombardamenti più violenti sulla capitale libica dall'inizio delle operazioni. Obiettivo un impianto che riforniva le forze responsabili degli attacchi contro i civili. LO SPECIALE

Guarda anche:
Guerra in Libia: LO SPECIALE
Guerra in Libia: tutte le immagini
Guerra in Libia: la cronologia


(in fondo all'articolo tutti i video sulla guerra in Libia)

Gli aerei da guerra della Nato hanno colpito nuovamente Tripoli con alcuni dei raid aerei più pesanti dall'inizio delle operazioni, dopo che gli Stati Uniti hanno detto che il leader libico Muammar Gheddafi sarà "necessariamente" costretto a lasciare il potere.
Almeno 12 forti esplosioni hanno colpito la capitale nelle prime ore di martedì 24 maggio. Il portavoce del governo Mussa Ibrahim ha parlato di tre morti e 150 feriti e ha spiegato che i raid hanno preso di mira un compound delle Guardie Popolari, un distaccamento militare. Ha inoltre aggiunto che il compound era stato evacuato prima dell'attacco sia per quanto riguarda le persone che il "materiale utile", e le persone colpite sono state quelle che abitavano nelle vicinanze.
"Si tratta di un'altra notte di bombardamenti e uccisioni da parte della Nato", ha detto Ibrahim ai giornalisti.

Guidati da Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti, gli aerei da guerra della Nato stanno bombardando la Libia da più di due mesi, da quando le Nazioni Unite hanno autorizzato "tutte le misure necessarie" per proteggere i civili dagli attacchi delle forze di Gheddafi.
"Abbiamo compromesso la sua macchina da guerra e impedito una catastrofe umanitaria. E continueremo a far valere le risoluzioni dell'Onu con i nostri alleati finché non saranno
completamente rispettate", hanno scritto il presidente Usa Barack Obama e il primo ministro inglese David Cameron sul quotidiano Times.
La risoluzione 1973 del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, approvata il 17 marzo, stabilisce una no-fly zone e invoca un cessate il fuoco, uno stop agli attacchi contro i civili, il rispetto per i diritti umani e uno sforzo per venire incontro alle aspirazioni del popolo libico.

Mondo: I più letti

[an error occurred while processing this directive]