Obama vuole una carta d’identità digitale per ogni americano

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ll presidente degli Stati Uniti Barack Obama.
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Un sistema di identificazione unico per effettuare acquisti e transazioni sicure online. È l’ultima proposta arrivata dagli Usa per ridurre i furti di identità. Ma per molte associazioni in difesa delle libertà digitali non c’è da fidarsi

di Nicola Bruno

Troppe password e nessuna sicurezza. Il problema lo conosciamo tutti: per ogni nuovo servizio web a cui ci registriamo (dalla banca online al sito della compagnia aerea, passando per i vari negozi di e-shopping) ci viene richiesto di creare l’ennesimo profilo personale con tanto di nuova password. Spesso tendiamo ad utilizzare sempre le stesse credenziali facili da ricordare, con la conseguenza che le nostre informazioni sensibili (carta di credito, dati personali) sono sempre più esposte ai furti di identità.

Nel tentativo di trovare una soluzione tecnologica a questo problema, ora è sceso in campo direttamente Barack Obama. Il presidente degli Stati Uniti nei giorni scorsi ha presentato l’iniziativa “National Strategy for Trusted Identity in Cyberspace” (NSTIC). Un progetto ambizioso che intende dar vita ad una sorta di “carta d’identità digitale verificata” per ogni cittadino americano. E porre così fine alla piaga dei furti di identità che, secondo un recente studio, ha coinvolto circa 12 milioni di americani negli ultimi due anni. “Rendendo le transazioni online più affidabili e sicure per la privacy, potremo prevenire questi crimini, dare più fiducia ai consumatori e incoraggiare la crescita e l’innovazione”, ha spiegato Obama sottolineando perché “questa iniziativa può essere così importante per la nostra economia”.

Ancora non è ben chiaro come il sistema NSTIC funzionerà. Si sa solo che sarà gestito interamente da aziende private (tra le prime ad aderire c’è PayPal) che nei prossimi mesi inizieranno ad offrire servizi decentrati di identificazione, attraverso strumenti web, applicazioni per i cellulari e chiavette digitali. Le soluzioni si avvicinano molto a quelle utilizzate da alcune banche italiane per i  servizi di e-banking (si veda la chiavetta di Intesa San Paolo o di UniCredit), con la differenza che lo stesso username e password potrà essere utilizzato per effettuare diverse transazioni online: dalla prenotazione di un biglietto aereo o di un hotel, all’acquisto di beni di consumo, passando per le comunicazioni con la pubblica amministrazione.

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L’opacità che circonda la proposta di Obama è in parte dovuta anche alle reazioni preoccupate di molti esperti di privacy e sicurezza online. “Una strategia calata dall’alto per l’identità online non funzionerà mai. La gente non parteciperà mai ad un progetto governativo-corporate”, ha spiegato Jim Harper del Cato Institute, un think tank sulle libertà civili.

Parole ancora più pesanti sono arrivate dalle colonne di Network World, che ha definito la carta d’identità digitale di Obama un “perfetto esempio di follia politica” per il suo approccio troppo centralizzato.

E questo nonostante gli ideatori del progetto si siano affannati a spiegare che il sistema di identificazione sarà volontario e, soprattutto, non sarà sempre attivo mentre navighiamo online: “Il nostro ecosistema permette alle persone di rafforzare la propria sicurezza mentre conducono transazioni sensibili (come la banca) e di tornare ad essere anonimi quando fanno altro (come ad esempio scrivere un post sul blog)”.

Ad ogni modo, l’approccio scelto dall’amministrazione Obama è volutamente morbido e partecipato: nei prossimi mesi il Dipartimento per il Commercio e le Telecomunicazioni organizzerà una serie di workshop aperti a tutti gli interessati; chiunque potrà sollevare obiezioni, proporre soluzioni alternative. E magari far cambiare di nuovo idea a Barack Obama: nel 2008, quando era ancora solo un candidato alla Presidenza degli Stati Uniti, si era esplicitamente detto contrario a REAL ID, un programma centralizzato di identificazione online messo a punto dal governo Bush.

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