Il quotidiano Kayhan andrà perseguito per aver definito la première dame di Francia una "prostituta" dopo la sua lettera in favore della donna condannata alla lapidazione. Per il presidente dell'Iran l’insulto è "un crimine, anzi peggio"
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Iran, il volto della protesta: TUTTE LE FOTO
Gli insulti contro di lei "un crimine, anzi peggio di un crimine".
La difesa a Carla Bruni, definita a a fine agosto"una prostituta" che "merita di morire" dal quotidiano ultra conservatore Kayhan, arriva dal presidente dell'Iran Mahmoud Ahmadinejad.
Si tratta di insulti "contrari alla religione", come li ha definiti Ahmadinejad in un'intervista pubblicato il 19 settembre sul quotidiano Iran.
Non ha mai nominato nè Sarkozy nè la Bruni, ma ha concluso la tirata chiedendosi se "Un media può insultare la moglie di un presidente europeo? In quale Islam è permesso?". Secondo lui "se c'è veramente giustizia, gli autori di questo crimine dovrebbero essere perseguiti".
Il quotidiano Kayhat, il cui direttore è nominato direttamente dal capo dello stato Ali Khamenei, ha moltiplicato negli ultimi mesi le critiche ad Ahmadinejad e al suo staff, colpevoli di essere troppo tolleranti nel trattare certe tematiche legate alla religione ed alla società.
La Bruni era stata presa di mira in quanto firmataria di un appello per la liberazione di Sakineh, una donna iraniana condannata alla pena di morte tramite lapidazione per aver, secondo l'accusa, avuto un ruolo nell'omicidio del marito.
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Gli insulti contro di lei "un crimine, anzi peggio di un crimine".
La difesa a Carla Bruni, definita a a fine agosto"una prostituta" che "merita di morire" dal quotidiano ultra conservatore Kayhan, arriva dal presidente dell'Iran Mahmoud Ahmadinejad.
Si tratta di insulti "contrari alla religione", come li ha definiti Ahmadinejad in un'intervista pubblicato il 19 settembre sul quotidiano Iran.
Non ha mai nominato nè Sarkozy nè la Bruni, ma ha concluso la tirata chiedendosi se "Un media può insultare la moglie di un presidente europeo? In quale Islam è permesso?". Secondo lui "se c'è veramente giustizia, gli autori di questo crimine dovrebbero essere perseguiti".
Il quotidiano Kayhat, il cui direttore è nominato direttamente dal capo dello stato Ali Khamenei, ha moltiplicato negli ultimi mesi le critiche ad Ahmadinejad e al suo staff, colpevoli di essere troppo tolleranti nel trattare certe tematiche legate alla religione ed alla società.
La Bruni era stata presa di mira in quanto firmataria di un appello per la liberazione di Sakineh, una donna iraniana condannata alla pena di morte tramite lapidazione per aver, secondo l'accusa, avuto un ruolo nell'omicidio del marito.