Sakineh, il figlio: “L’Europa deve battersi o mamma morirà”

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Sajjad, in un’intervista al Corriere della Sera, racconta le condizioni della madre, condannata alla lapidazione per adulterio. “E’ stata torturata”, dice. Manifestazioni anche in Italia per fermare l’esecuzione

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“Se voi allentate la pressione, mia madre sarà uccisa". A parlare è il figlio di Sakineh Mohammadi Ashtiani , la donna iraniana condannata alla lapidazione per adulterio e per l'omicidio del marito. Il figlio della donna, Sajjad, in un'intervista al Corriere della Sera (LA RASSEGNA STAMPA) fatta da Bernard Henry Levi, racconta le condizioni in cui vive la madre. La detenzione, secondo Sajjad, è durissima. "Subisce incessanti interrogatori da parte dei Servizi iraniani. Le chiedono, per esempio, come mai il suo ritratto è affisso dappertutto nel mondo e chi, secondo lei, ha lanciato questa mobilitazione internazionale".

La donna in carcere prende molti farmaci, soprattutto antidepressivi e si trova in un quartiere del penitenziario in cui sono detenute anche tutte le altre donne della città di Tabriz, in piccole celle con 15-20 persone. "E' possibile - prosegue Sajjad - che dopo la sua apparizione alla televisione l'abbiano messa in una cella individuale". Sulla confessione alla tv, il figlio sottolinea che è arrivata dopo che la donna è stata torturata.

"Le autorità avevano bisogno di queste confessioni - dice - per poter riaprire il caso dell'omicidio di mio padre". Omicidio di cui Sajjad non ritiene responsabile la madre. E lo stesso dossier risulta perduto. Inoltre, l'avvocato di Sakineh, Houtan Kian ha subito il furto, per due volte, di alcune copie del rapporto. "Potrebbe trattarsi di un piano della Repubblica islamica - aggiunge Sajjad - per modificare il dossier e aggiungervi elementi a carico che giustifichino l'esecuzione". Il figlio di Sakineh suggerisce, infine, di rivolgersi al Brasile e alla Turchia, che hanno "legami privilegiati" con la Repubblica islamica per proseguire con la pressione sul caso della madre.

Prosegue nel mondo la mobilitazione per Sakineh. Una mobilitazione che ha visto protagonisti anche diversi personaggi pubblici, su tutti Carla Bruni, moglie del presidente francese Sarkozy che dopo aver scritto una lettera di solidarietà per Sakineh è stata duramente attaccata dai media iraniani.
E la protesta si fa largo anche su Facebook. Nel gruppo "NO ALLA LAPIDAZIONE DI Sakineh Mohammadi Ashtiani" più di 90 mila persone esprimono il loro sostegno alla donna iraniana.



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