Google, guai giudiziari senza confini

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Anche l'Australia apre un'investigazione sui dati raccolti dal motore di ricerca dalle reti Wi-Fi degli utenti. Mentre in Gran Bretagna sta per partire un'azione giudiziaria, negli Usa qualcuno tira in ballo un vecchio brevetto

di Carola Frediani

Alla fine le mappe di Street View hanno portato Google in un vicolo cieco. E a uscirne in retromarcia anche il panzer di Mountain View potrebbe finire ammaccato. Dopo le polemiche senza frontiere che hanno investito il servizio di mappatura digitale del motore di ricerca, accusato di violazione della privacy per aver raccolto informazioni sulle reti Wi-Fi incontrate lungo il percorso dai veicoli che fotografano le vie, ora è il turno di Canberra. Alla lista di Paesi che hanno aperto investigazioni sulla "Google Wi-Fi Connection" si è appena aggiunta anche l'Australia. Il ministro della Giustizia Robert McClelland ha annunciato che la polizia federale ha iniziato delle indagini per stabilire se ci sia stata violazione della legge sulle intercettazioni delle telecomunicazioni.

Ma siccome le cattive notizie non arrivano mai da sole, il colosso californiano potrebbe presto fronteggiare anche Scotland Yard. L'associazione per la tutela dei consumatori Privacy International ha dichiarato di essere pronta a denunciare Google alla polizia britannica per la raccolta intenzionale di dati da network Wi-Fi non protetti. Google finora si è sempre difesa affermando che si è trattato di un errore ed ha reso pubblica un'indagine indipendente del codice incriminato, spiegando che sarebbe stato inserito nel software di Street View per sbaglio. Il responsabile sarebbe un programmatore dell'azienda che avrebbe agito all'insaputa dei superiori.

Ma Privacy International ritiene invece che l'indagine esterna dimostri l'esistenza di un "intento criminale", perché - afferma in un comunicato stampa - il "sistema usato per la raccolta dei dati Wi-Fi intenzionalmente separava i contenuti non criptati delle comunicazioni salvandoli sistematicamente sugli hard drive. Il che equivale a piazzare un registratore su una linea telefonica senza il consenso o l'autorizzazione".

E quindi, conclude PI, saremmo di fronte alla violazione delle leggi sulle intercettazioni dei 30 Paesi in cui il sistema è stato utilizzato. Ma di che dati stiamo parlando? Secondo le informazioni disponibili fino ad oggi, le Google Car - i veicoli che girano per le strade delle città scattando immagini panoramiche per Street View - non si sarebbero limitate alla registrazione anonima delle reti Wi-Fi non protette da password ma avrebbero immagazzinato anche informazioni sensibili come comunicazioni e foto personali, forse anche dati sui conti bancari.

Lo scandalo Street View è scoppiato un mese fa in Germania, quando le autorità tedesche hanno chiesto conto al colosso internet dei dati raccolti dalle Google Car. Da allora sono state aperte indagini in diversi Paesi europei, tra cui la Repubblica Ceca, la Francia, la Spagna e la stessa Italia, dove il Garante della privacy ha avviato un'istruttoria per verificare la liceità del trattamento dei dati personali effettuato da Street View.

Google ha cercato di metterci una pezza e qualche giorno fa ha acconsentito a passare le informazioni raccolte alle autorità europee. Anche se all'inizio il tono usato nei confronti delle richieste del Vecchio Continente era quanto meno snobistico. Tanto che l'edizione inglese di Wired ha accusato la grande G di essere troppo americo-centrica: "Google non è immune al profondo campanilismo della Silicon Valley", ha scritto Peter Kirwan. "Tuttavia questa è un'azienda che genera più della metà dei suoi ricavi fuori dal perimetro statunitense. Su queste premesse, è sicuramente folle ignorare le proteste di nove Stati i cui rappresentanti sono molto insoddisfatti delle posizioni di Google sulla privacy".

Ma anche sul fronte americano potrebbe aprirsi un varco. Una donna dell'Oregon e un uomo di Washington hanno intentato causa contro Google per violazione della privacy proprio in relazione a Street View, sventolando come aggravante una domanda brevettuale depositata dall'azienda nel 2008: nel documento si parla di una tecnologia per la raccolta di informazioni da reti Wi-Fi. Sembra proprio che non basterà una mappa per far uscire Google dal labirinto in cui si è cacciata.

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