Pechino pensa di aumentare i controlli su Internet: una nuova definizione di segreto di stato obbligherà gli operatori a collaborare con le forze di polizia. Dal primo giugno saranno bloccati anche i servizi di mappe online
di Cecilia Attanasio Ghezzi
L’organo legislativo cinese, il Comitato permanente del Congresso nazionale del popolo, è giunto alla terza e ultima lettura di una proposta di emendamento che racchiude gli strumenti per controllare in maniera più severa l'operato di società di telecomunicazioni e provider Internet. Questi ultimi dovranno riferire alle autorità del paese l'eventuale presenza di discussioni pericolose, su argomenti coperti dal segreto di stato. Nella storia della Repubblica cinese sono poche le misure che arrivano a questo punto senza essere adottate.
Stando a quanto riportato dall'agenzia di stampa Xinhua, la bozza d'emendamento espande il concetto di segreto di stato definendolo una "informazione che minaccia la sicurezza e gli interessi dello stato che, una volta trafugata, potrebbe danneggiare la sicurezza nazionale nelle aree della politica, dell'economia e della difesa". Gli operatori delle società di telecomunicazioni e i provider di servizi Internet dovranno collaborare con le forze di polizia e i vari dipartimenti per la sicurezza nazionale, trasferendo loro i dati di tutti gli utenti colti a conversare su argomenti poco graditi al governo di Pechino. Sempre secondo quanto riportato da alcuni media "la trasmissione di informazioni dovrà essere immediatamente interrotta in presenza di segreti di stato".
Queste misure si vanno ad aggiungere agli oltre due milioni di funzionari che battono il cyberspazio nel tentativo di “armonizzare” la rete, ovvero di eliminare i contenuti considerati sconvenienti e al cosiddetto partito dei 5 centesimi, ovvero gli almeno centomila blogger pagati dal Partito comunista cinese per setacciare la rete e inserire commenti favorevoli all'attività del governo centrale.
L’atteggiamento del governo cinese nei confronti di Internet è esemplificato dai dati raccolti dal servizio di Google che permette di riconoscere i governi più negligenti nei confronti delle libertà d'espressione online: accanto a ogni stato è espresso il numero di contenuti che il suo governo ha chiesto di eliminare dal web. I dati cinesi sono gli unici a mancare.
Intanto dal primo giugno saranno bloccate le mappe online e le coordinate Gps. Min Yiren, vice direttore dello State Bureau of Surveying and Mapping ha dichiarato che in Cina ci sono più di diecimila siti che raccolgono mappe e informazioni geografiche non autorizzate. Il dottor Min ha inoltre aggiunto che i siti che pubblicano informazioni sensibili o informazioni geografiche errate, come ad esempio quelli che posizionano l’isola di Taiwan fuori dai confini della Repubblica popolare, saranno sanzionati e costretti a correggere i loro dati.
L’organo legislativo cinese, il Comitato permanente del Congresso nazionale del popolo, è giunto alla terza e ultima lettura di una proposta di emendamento che racchiude gli strumenti per controllare in maniera più severa l'operato di società di telecomunicazioni e provider Internet. Questi ultimi dovranno riferire alle autorità del paese l'eventuale presenza di discussioni pericolose, su argomenti coperti dal segreto di stato. Nella storia della Repubblica cinese sono poche le misure che arrivano a questo punto senza essere adottate.
Stando a quanto riportato dall'agenzia di stampa Xinhua, la bozza d'emendamento espande il concetto di segreto di stato definendolo una "informazione che minaccia la sicurezza e gli interessi dello stato che, una volta trafugata, potrebbe danneggiare la sicurezza nazionale nelle aree della politica, dell'economia e della difesa". Gli operatori delle società di telecomunicazioni e i provider di servizi Internet dovranno collaborare con le forze di polizia e i vari dipartimenti per la sicurezza nazionale, trasferendo loro i dati di tutti gli utenti colti a conversare su argomenti poco graditi al governo di Pechino. Sempre secondo quanto riportato da alcuni media "la trasmissione di informazioni dovrà essere immediatamente interrotta in presenza di segreti di stato".
Queste misure si vanno ad aggiungere agli oltre due milioni di funzionari che battono il cyberspazio nel tentativo di “armonizzare” la rete, ovvero di eliminare i contenuti considerati sconvenienti e al cosiddetto partito dei 5 centesimi, ovvero gli almeno centomila blogger pagati dal Partito comunista cinese per setacciare la rete e inserire commenti favorevoli all'attività del governo centrale.
L’atteggiamento del governo cinese nei confronti di Internet è esemplificato dai dati raccolti dal servizio di Google che permette di riconoscere i governi più negligenti nei confronti delle libertà d'espressione online: accanto a ogni stato è espresso il numero di contenuti che il suo governo ha chiesto di eliminare dal web. I dati cinesi sono gli unici a mancare.
Intanto dal primo giugno saranno bloccate le mappe online e le coordinate Gps. Min Yiren, vice direttore dello State Bureau of Surveying and Mapping ha dichiarato che in Cina ci sono più di diecimila siti che raccolgono mappe e informazioni geografiche non autorizzate. Il dottor Min ha inoltre aggiunto che i siti che pubblicano informazioni sensibili o informazioni geografiche errate, come ad esempio quelli che posizionano l’isola di Taiwan fuori dai confini della Repubblica popolare, saranno sanzionati e costretti a correggere i loro dati.