76 uomini delle forze di polizia indiane sono stati uccisi in un attacco dei ribelli maoisti in uno stato centrale del Paese. E’ la strage più grave subita dalle forze armate indiane. Il primo ministro assicura: “Reagiremo con fermezza”
Almeno 76 uomini della sicurezza indiana sono stati massacrati oggi in un'imboscata tesa da un migliaio di ribelli maoisti in una zona selvaggia dello Stato centrale del Chhattisgarh.
La strage è uno delle più gravi subite dalle forze regolari indiane, che dall'anno scorso sono impegnate in una campagna militare contro i guerriglieri comunisti, che controllano una vasta area del centro e nord est dell'India.
Secondo la ricostruzione dei media locali, l'attacco è iniziato all'alba con un'imboscata a una pattuglia di uomini della Forza della riserva centrale di polizia (Crpf), un corpo paramilitare impegnato nella lotta ai maoisti che si trovava nella zona di ritorno da un'operazione di "bonifica" .
L'agenzia di stampa statale Pti ammette che gli agenti "sono stati colti nel sonno nella foresta di Mukrana", accerchiati ed uccisi da circa 1.000 guerriglieri nascosti dietro una collina e entrati in azione con fucili e bombe. "Sono caduti in una trappola", ha commentato scioccato il ministro degli interni P.K. Chidambaram che ha anche evocato un plateale errore da parte dell'intelligence.
Dopo l'attacco, avvenuto nel distretto di Dantewada, considerato una delle roccaforti maoiste, il primo ministro, Manmohan Singh, ha convocato una riunione del consiglio ristretto di governo per discutere una risposta, senza escludere l'intervento dell'aviazione militare. Al termine della riunione il sottosegretario agli Interni, Gopal Pillai, ha assicurato che il governo "è intenzionato a rispondere con fermezza".
Il "martedi nero" per l'esercito indiano ha anche sollevato dure reazioni dell'opposizione nazionalista indù del Bjp, che ha definito l'attacco una "guerra contro l'India".
Due giorni fa il ministro Chidambaram, che aveva rifiutato di recente una tregua proposta dal leder dei ribelli, Kishanji, visitando una ex base ribelle nel Bengala Occidentale aveva definito i maoisti dei "vigliacchi".
Il bilancio delle vittime, attestatosi a 76, potrebbe crescere, anche perché il battaglione inviato come rinforzo è a sua volta caduto in un'imboscata e molti suoi elementi sono dispersi. E come se non bastasse, due elicotteri giunti sul posto per prelevare i feriti e i sopravissuti sono stati presi di mira dai guerriglieri.
Per trovare una tragedia simile per le forze dell'ordine indiane bisogna risalire al marzo 2007, quando i maoisti uccisero 55 poliziotti in una caserma sperduta del distretto di Bijapur, sempre in Chhattisgarh, uno Stato povero ma famoso per le sue risorse minerarie.
Da quando il governo un anno fa ha deciso di intervenire con la forza, i ribelli comunisti hanno intensificato gli attacchi. L'ultimo in ordine di tempo prima del massacro odierno risale a domenica scorsa, nello Stato orientale di Orissa, ed è costato la vita a 11 soldati di un reparto d'elite. Lo scorso 15 febbraio, invece, nel distretto di West Midnapore, nel West Bengala, 24 soldati di una forza regolare paramilitare sono stati colti di sorpresa e massacrati in una base.
La strage è uno delle più gravi subite dalle forze regolari indiane, che dall'anno scorso sono impegnate in una campagna militare contro i guerriglieri comunisti, che controllano una vasta area del centro e nord est dell'India.
Secondo la ricostruzione dei media locali, l'attacco è iniziato all'alba con un'imboscata a una pattuglia di uomini della Forza della riserva centrale di polizia (Crpf), un corpo paramilitare impegnato nella lotta ai maoisti che si trovava nella zona di ritorno da un'operazione di "bonifica" .
L'agenzia di stampa statale Pti ammette che gli agenti "sono stati colti nel sonno nella foresta di Mukrana", accerchiati ed uccisi da circa 1.000 guerriglieri nascosti dietro una collina e entrati in azione con fucili e bombe. "Sono caduti in una trappola", ha commentato scioccato il ministro degli interni P.K. Chidambaram che ha anche evocato un plateale errore da parte dell'intelligence.
Dopo l'attacco, avvenuto nel distretto di Dantewada, considerato una delle roccaforti maoiste, il primo ministro, Manmohan Singh, ha convocato una riunione del consiglio ristretto di governo per discutere una risposta, senza escludere l'intervento dell'aviazione militare. Al termine della riunione il sottosegretario agli Interni, Gopal Pillai, ha assicurato che il governo "è intenzionato a rispondere con fermezza".
Il "martedi nero" per l'esercito indiano ha anche sollevato dure reazioni dell'opposizione nazionalista indù del Bjp, che ha definito l'attacco una "guerra contro l'India".
Due giorni fa il ministro Chidambaram, che aveva rifiutato di recente una tregua proposta dal leder dei ribelli, Kishanji, visitando una ex base ribelle nel Bengala Occidentale aveva definito i maoisti dei "vigliacchi".
Il bilancio delle vittime, attestatosi a 76, potrebbe crescere, anche perché il battaglione inviato come rinforzo è a sua volta caduto in un'imboscata e molti suoi elementi sono dispersi. E come se non bastasse, due elicotteri giunti sul posto per prelevare i feriti e i sopravissuti sono stati presi di mira dai guerriglieri.
Per trovare una tragedia simile per le forze dell'ordine indiane bisogna risalire al marzo 2007, quando i maoisti uccisero 55 poliziotti in una caserma sperduta del distretto di Bijapur, sempre in Chhattisgarh, uno Stato povero ma famoso per le sue risorse minerarie.
Da quando il governo un anno fa ha deciso di intervenire con la forza, i ribelli comunisti hanno intensificato gli attacchi. L'ultimo in ordine di tempo prima del massacro odierno risale a domenica scorsa, nello Stato orientale di Orissa, ed è costato la vita a 11 soldati di un reparto d'elite. Lo scorso 15 febbraio, invece, nel distretto di West Midnapore, nel West Bengala, 24 soldati di una forza regolare paramilitare sono stati colti di sorpresa e massacrati in una base.