L’ambasciatore Thorne ricorda le parole di Hillary Clinton alla Cina. “La libertà sul web è fondamentale per la democrazia”. Il popolo di Internet contro i giudici italiani. Sui blog critiche alla sentenza che condanna tre dirigenti di Mountain View
La vicenda Google rischia di agitare le relazioni tra Italia e Stati Uniti. Si capisce dalla dura presa di posizione dell'ambasciatore americano a Roma, David Thorne. "Il principio fondamentale della libertà di Internet è vitale per le democrazie che riconoscono il valore della libertà di espressione e viene tutelato da quanti hanno a cuore tale valore", ha detto il rappresentante di Washington dopo la sentenza del tribunale di Milano che ha condannato tre dirigenti di Mountain View accusati per non avere impedito la pubblicazione su Youtube di un video che mostrava un minore affetto da sindrome di Down insultato e picchiato da quattro studenti. La difesa americana di Google è perentoria. Thorne, ha ricordato che Hillary Clinton "lo scorso 21 gennaio, ha affermato con chiarezza che Internet libero è un diritto umano inalienabile che va tutelato nelle società libere". Parole che il Segretario di Stato americano aveva rivolto alla Cina dopo le polemiche seguite al caso diplomatico tra Google e Pechino. Parole dure quelle di Thorne che non tengono conto di un problema che esiste ed è sentito dai più. Vale a dire la necessità di un controllo su quello che finisce su Internet a tutela della privacy.
La condanna inflitta dal giudice Oscar Magi è il primo caso planetario di procedimento penale che coinvolge il motore di ricerca per la diffusione di contenuti web ha fatto il giro del mondo e ovviamente della Rete. Molti blog americani e italiani prendono le difese di Big G. "Possiamo spiegare al giudice italiano Oscar Magi cos'e' YouTube?", scrive l'esperto Mike Butcher su TechCrunch (uno dei più seguiti blog tecnologici Usa) riassumendo una delle posizioni più diffuse nella blogosfera americana: i tre responsabili italiani di Google sono stati condannati in base ad "accuse ridicole", perché il video del disabile vessato è stato tolto quasi immediatamente dal sito. Su Business Insider, Matt Sucherman, responsabile per gli affari europei, definisce dal canto suo la sentenza "incredibilmente stupida". Della stessa portata le reazioni in Italia. "E' probabile che il diritto alla libertà di informazione e il diritto alla privacy saranno sempre più in conflitto. E tutti coloro che vorranno ridurre la prima potranno appellarsi alla seconda", scrive il noto blogger Luca De Biase, mentre per Vittorio Zambardino "non è la libertà di Google in gioco ma quella dei singoli".
Naturalmente, anche la politica ha fatto sentire la propria voce. A Ffwebmagazine.it, Paolo Gentiloni del Pd ha parlato di una “sentenza allarmante". Il senatore del Pdl Maurizio Gasparri, invece, difende l’operato dei giudici milanesi e parla si sentenza esemplare. “La dignità della persona oltre che ovviamente la sua privacy è stata calpestata per incuria. Ci auguriamo che si ponga definitivamente il problema e si trovino tutte le soluzioni normative affinché non si sottovaluti l'importanza della vigilanza sui contenuti immessi in Rete, oltre che sulla loro immediata rimozione".