Ad Haiti il bilancio delle vittime continua a salire. Il governo parla di almeno 200 mila morti. Ma si tratta, appunto, solo di una stima. E intanto nell'isola si inizia a fronteggiare anche l'emergenza sciacallaggio
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Esodo di massa della gente stremata da Port-au-Prince nel quinto giorno dal terremoto di Haiti, che l'Onu ha oggi definito il "peggiore disastro mai affrontato" nella sua storia. Almeno 50.000 cadaveri sono stati finora recuperati per un bilancio che potrebbe raggiungere i 200.000 morti, ma stentano ancora ad arrivare alla popolazione gli aiuti umanitari da tutto il mondo che ingorgano l'aeroporto di Port- au-Prince.
E sui superstiti terrorizzati da una nuova scossa di terremoto si aggira lo spettro della sete, mentre aumentano gli episodi di violenze e i saccheggi. Questo mentre si mobilita il presidente Barack Obama insieme ai suoi due predecessori per guidare quella che ha definito "la più grande operazione di aiuto compiuta dagli Usa" e arriva sul posto il segretario di Stato, Hillary Clinton.
Continua intanto l'angosciosa ricerca di 13 italiani che mancano ancora all'appello e si teme il peggio per tre di essi - uno dei quali, Antonio Sperduto si troverebbe sotto le macerie d'un supermercato crollato, e due funzionari dell'Onu sotto quelle dell'hotel Christopher - a fronte dei circa 180 finora contattati, dice la Farnesina. E comincia l'evacuazione dei nostri connazionali, con la partenza di un primo gruppo di una quindicina di persone, principalmente feriti, donne e bambini. "Abbiamo già raccolto circa 50 mila cadaveri, ma prevediamo che i morti in totale saranno fra 100 mila e 200 mila, sebbene non sapremo mai il numero esatto", ha detto il ministro dell' interno haitiano, Antoine Bien-Aime. Per l'Ufficio coordinamento degli affari umanitari dell'Onu, il sisma che martedì ha devastato il Paese "un disastro storico": la portavoce Elisabeth Byrs ha detto che "non ci siano mai trovati di fronte un tale disastro a memoria dell'Onu. Non assomiglia a nessun altro", anche perché‚ rispetto allo tsunami che colpì l'Indonesia nel 2004, le strutture ad Haiti per gli aiuti sono "scarsissime".
Oggi la terra ha tremato ancora, con una scossa di assestamento di 4,5 gradi Richter che ha accresciuto il panico e l'angoscia dei sopravvissuti, mentre le cifre della distruzione si fanno sempre più drammatiche: per l'Onu - il cui segretario generale, Ban Ki-moon è atteso domani ad Haiti - la città di Leogane (134 mila abitanti, a ovest della capitale) è stata distrutta al 90%, con 5-10.000 persone ancora sotto i detriti. Per l'Onu prioritaria resta la ricerca dei superstiti fra le macerie, che oggi ha permesso di salvare dopo oltre 60 ore la piccola Winnie, di 18 mesi. La ricerca di superstiti sotto le macerie continuerà almeno ancora domani, per poi lasciare il posto alle ruspe per la rimozione delle macerie e dei cadaveri in decomposizione, che possono diventare fonte di malattie.
Con la disperazione cresce la rabbia e migliaia di persone tentano di fuggire da Port-au-Prince in quello che viene descritto come un esodo di massa dalle proporzioni crescenti: "Le strade sono impregnate dell'odore di morte. Non stiamo ricevendo alcun aiuto e i nostri bambini non possono vivere come animali", racconta una donna che cercava di lasciare la capitale con marito e quattro bambini. Convogli di macchine fuggono dalle violenze compiute da bande di saccheggiatori armati di machete, la storica arma dei famigerati Tonton Macoutes, pietre e coltelli. Portano via tutto quello che possono dai negozi e dalle case: vestiti, giocattoli, borse come e' successo nel centro di Port au Prince. E all'aeroporto si è formata una folla che spera di riuscire ad imbarcarsi su un aereo per sfuggire all'inferno grazie ai loro passaporti.
La gente soffre particolarmente per la mancanza d'acqua e la rabbia cresce anche perché gli aiuti della comunità internazionale arrivano con il contagocce, per il disastro delle strade, per il pericolo di violenze e di saccheggi - sono 6.000, secondo il governo, i detenuti evasi per il crollo delle carceri. Ma anche per il caos che ancora regna all'aeroporto di Port-au- Prince, malgrado da ieri ne abbiano assunto il controllo di militari americani. Il presidente haitiano, Ren‚ Preval, che ha provvisoriamente trasferito il suo ufficio e la sede del governo in una caserma di polizia vicino allo scalo, ha denunciato la mancanza di coordinamento: "Abbiamo bisogno degli aiuti internazionali ma il problema è il coordinamento", ricordando come in un solo giorno siano arrivati 74 aerei da molti Paesi, congestionandolo, o come un aereo-ospedale francese non sia riuscito ad atterrare, suscitando la protesta, poi rientrata, del governo di Parigi.
Oggi il presidente Usa, Barack Obama, insieme ai due ex presidenti George W. Bush e Bill Clinton, ha lanciato una raccolta fondi per Haiti: "I presidenti Bush e Clinton hanno accettato di aiutare il popolo americano a fare la sua parte perché‚ la risposta al disastro", di fronte al quale "l'America si mostra unita", ha detto Obama e daranno vita a quella che ha definito "una delle più grandi operazioni di soccorso nella storia degli Usa".
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E sui superstiti terrorizzati da una nuova scossa di terremoto si aggira lo spettro della sete, mentre aumentano gli episodi di violenze e i saccheggi. Questo mentre si mobilita il presidente Barack Obama insieme ai suoi due predecessori per guidare quella che ha definito "la più grande operazione di aiuto compiuta dagli Usa" e arriva sul posto il segretario di Stato, Hillary Clinton.
Continua intanto l'angosciosa ricerca di 13 italiani che mancano ancora all'appello e si teme il peggio per tre di essi - uno dei quali, Antonio Sperduto si troverebbe sotto le macerie d'un supermercato crollato, e due funzionari dell'Onu sotto quelle dell'hotel Christopher - a fronte dei circa 180 finora contattati, dice la Farnesina. E comincia l'evacuazione dei nostri connazionali, con la partenza di un primo gruppo di una quindicina di persone, principalmente feriti, donne e bambini. "Abbiamo già raccolto circa 50 mila cadaveri, ma prevediamo che i morti in totale saranno fra 100 mila e 200 mila, sebbene non sapremo mai il numero esatto", ha detto il ministro dell' interno haitiano, Antoine Bien-Aime. Per l'Ufficio coordinamento degli affari umanitari dell'Onu, il sisma che martedì ha devastato il Paese "un disastro storico": la portavoce Elisabeth Byrs ha detto che "non ci siano mai trovati di fronte un tale disastro a memoria dell'Onu. Non assomiglia a nessun altro", anche perché‚ rispetto allo tsunami che colpì l'Indonesia nel 2004, le strutture ad Haiti per gli aiuti sono "scarsissime".
Oggi la terra ha tremato ancora, con una scossa di assestamento di 4,5 gradi Richter che ha accresciuto il panico e l'angoscia dei sopravvissuti, mentre le cifre della distruzione si fanno sempre più drammatiche: per l'Onu - il cui segretario generale, Ban Ki-moon è atteso domani ad Haiti - la città di Leogane (134 mila abitanti, a ovest della capitale) è stata distrutta al 90%, con 5-10.000 persone ancora sotto i detriti. Per l'Onu prioritaria resta la ricerca dei superstiti fra le macerie, che oggi ha permesso di salvare dopo oltre 60 ore la piccola Winnie, di 18 mesi. La ricerca di superstiti sotto le macerie continuerà almeno ancora domani, per poi lasciare il posto alle ruspe per la rimozione delle macerie e dei cadaveri in decomposizione, che possono diventare fonte di malattie.
Con la disperazione cresce la rabbia e migliaia di persone tentano di fuggire da Port-au-Prince in quello che viene descritto come un esodo di massa dalle proporzioni crescenti: "Le strade sono impregnate dell'odore di morte. Non stiamo ricevendo alcun aiuto e i nostri bambini non possono vivere come animali", racconta una donna che cercava di lasciare la capitale con marito e quattro bambini. Convogli di macchine fuggono dalle violenze compiute da bande di saccheggiatori armati di machete, la storica arma dei famigerati Tonton Macoutes, pietre e coltelli. Portano via tutto quello che possono dai negozi e dalle case: vestiti, giocattoli, borse come e' successo nel centro di Port au Prince. E all'aeroporto si è formata una folla che spera di riuscire ad imbarcarsi su un aereo per sfuggire all'inferno grazie ai loro passaporti.
La gente soffre particolarmente per la mancanza d'acqua e la rabbia cresce anche perché gli aiuti della comunità internazionale arrivano con il contagocce, per il disastro delle strade, per il pericolo di violenze e di saccheggi - sono 6.000, secondo il governo, i detenuti evasi per il crollo delle carceri. Ma anche per il caos che ancora regna all'aeroporto di Port-au- Prince, malgrado da ieri ne abbiano assunto il controllo di militari americani. Il presidente haitiano, Ren‚ Preval, che ha provvisoriamente trasferito il suo ufficio e la sede del governo in una caserma di polizia vicino allo scalo, ha denunciato la mancanza di coordinamento: "Abbiamo bisogno degli aiuti internazionali ma il problema è il coordinamento", ricordando come in un solo giorno siano arrivati 74 aerei da molti Paesi, congestionandolo, o come un aereo-ospedale francese non sia riuscito ad atterrare, suscitando la protesta, poi rientrata, del governo di Parigi.
Oggi il presidente Usa, Barack Obama, insieme ai due ex presidenti George W. Bush e Bill Clinton, ha lanciato una raccolta fondi per Haiti: "I presidenti Bush e Clinton hanno accettato di aiutare il popolo americano a fare la sua parte perché‚ la risposta al disastro", di fronte al quale "l'America si mostra unita", ha detto Obama e daranno vita a quella che ha definito "una delle più grandi operazioni di soccorso nella storia degli Usa".
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