Due presunti militanti di Al Qaeda sono stati uccisi in un raid vicino alla capitale Sana'a. Dopo Usa e Gb anche Francia e Giappone chiudono le loro sedi diplomatiche. La Clinton: "Riapriremo l'ambasciata quando le condizioni lo permetteranno"
La situazione nello Yemen rappresenta una minaccia alla stabilità regionale e mondiale. Ne è convinta Hillary Clinton, segretario di Stato degli Usa che, a proposito della decisione di chiudere l'ambasciata statunitense a Sana'a, ha detto che si tornerà a parlare di riapertura "solo quando le condizioni lo permetteranno". "Le implicazioni della guerra nello Yemen e degli sforzi che al Qaeda sta facendo per trasformare quel Paese in una base dalla quale compiere attacchi terroristici molto oltre la regione hanno una portata mondiale" ha detto la Clinton.
E così il 2010 si apre con la paura di Al Qaeda, di nuovo pronta a fronteggiare l'Occidente sia in patria sia nelle terre degli infedeli. In Yemen è battaglia con l'organizzazione terrorista. Due miliziani dell'organizzazione terrorista sono stati uccisi dalle forze governative. Le forze governative erano alla ricerca di Nazih al-Hanq e vicino Arhab, 40 chilometri a nrd di Sanaa, tra i villaggi di Al Hanq e Beit Boussan, si sono trovati sotto il fuoco incrociato dei miliziani. Secondo quanto ha riferito una fonte del luogo, a restare uccisi sono state due guardie del corpo di Hanq e altre tre sono rimaste ferite. Hanq è uno dei capi di Al Qaeda nella Penisola arabica, che in Yemen può fare affidamento su centinaia di uomini. Un ufficiale yemenita ha affermato che nel gruppo terrorista con cui sono stati ingaggiati i combattimenti vi sono coloro che "si ritiene siano dietro le minacce all'ambasciata americana", chiusa da ieri per motivi di sicurezza.
E proprio dietro la chiusura delle ambasciate statunitense, francese, giapponese e britannica c'è la scomparsa di un convoglio di armi ed esplosivi nello Yemen. Lo ha riferito la Bbc, secondo cui le forze di sicurezza del Paese hanno perso le tracce di sei camion pieni di materiale bellico. A Washington l'impegno militare yemenita basta, almeno per
il momento. Gli Stati Uniti non invieranno truppe. L'apertura di un terzo fronte di guerra, oltre a quelli afghano e iracheno, è stata esclusa dal consigliere di Barack Obama per l'antiterrorismo, John Brennan, ha detto che "il governo yemenita ha dimostrato la volontà di combattere al Qaeda e accetta il nostro sostegno e glielo stiamo fornendo". Richiesto di un chiarimento sull'eventualità di un invio di truppe nel Paese arabo, Brennan ha risposto: "Non si parla di questo, assolutamente".
I Paesi occidentali chiudono le ambasciate, dopo i provvedimenti analoghi presi da Stati Uniti e Gran Bretagna. Parigi ha fatto lo stesso, mentre la Germania ha chiuso la sezione consolare. Idem, il Giappone. L'Italia è su una posizione diversa. Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, si è sentito con il ministro degli Esteri europeo, Catherine Ashton, e con lei ha insistito per un "coordinamento concreto ed efficace", sia a Sana'a che a Bruxelles, fra i Paesi membri dell'Unione Europea.
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