Conferenza sul clima, c'è l'accordo

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Copenaghen, intesa sul debole accordo promosso da Usa, Cina, India e Sudafrica e accettato dall'Ue. "E' un inizio essenziale" ha detto il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon "ma non è stato ottenuto tutto quello che si sperava"

COPENAGHEN, L'ALBUM FOTOGRAFICO

L'accorso è "stato siglato" e si tratta di "una prima tappa essenziale". E' quanto annunciato dal segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-Moon, nel corso della conferenza stampa a Copenaghen.

Dopo ore di trattative e consultazioni, i delegati alla Conferenza dell'Onu sul clima nella capitale danese hanno approvato una mozione con la quale accettano l'accordo mediato dagli Stati Uniti con Cina, India, Brasile e Sudafrica.
"La conferenza decide di prendere nota dell'Accordo di Copenaghen del 18 dicembre del 2009", ha dichiarato il presidente della sessione plenaria della Conferenza che si era aperta nella capitale danese il 7 dicembre scorso. Dopo la forte opposizione al testo da parte di alcuni Paesi in via di sviluppo - tra cui Venezuela, Sudan, Nicaragua e Cuba - i delegati hanno rinunciato alla procedura abituale di votare punto per punto il documento, optando per la formula più soft e meno impegnativa del 'prendere nota' dell'accordo.

L'accordo di Copenaghen, un documento di tre pagine, fissa come obiettivo un tetto a due gradi del riscaldamento globale rispetto all'era pre-industriale. Vengono poi stanziati 30 miliardi di dollari dal 1010 al 2012 e 100 miliardi al 2020, destinati principalmente ai paesi più vulnerabili per sostenerli a contenere l'impatto dei cambiamenti climatici.

Sono soprattutto due i punti controversi della proposta di accordo sul clima promossa ieri sera da Usa, Cina, India Sudafrica e Brasile, di cui la Conferenza Onu di Copenaghen oggi "ha preso nota", rendendola operativa, nonostante l'opposizione del Sudan, del piccolo Stato insulare di Tuvalu, nel Pacifico (il primo paese che ha già avuto dei 'rifugiati climatici'), e dei latinoamericani Venezuela, Bolivia, Cuba, Nicaragua e Costarica.

LIMITE AUMENTO TEMPERATURA A 2°, NON 1,5° - Il primo punto è quello della soglia massima di aumento della temperatura media dovuta al riscaldamento globale: la seconda delle tre bozze successive di accordo prevedeva che tale soglia, oggi fissata a 2°C, venisse portata a 1,5°C. Per diversi Stati insulari questo mezzo grado di temperatura in più significherebbe finire sott'acqua.

NESSUN TAGLIO DEL 50% ENTRO 2050 - Il secondo punto che gli oppositori dell'accordo lamentano è la soppressione, nella terza bozza, dell'impegno a ridurre le emissioni globali del 50% entro il 2050. Si tratta, anche in questo caso, di un elemento che faceva parte della seconda bozza, ed è poi stato cancellato.

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