Violenti scontri con le forze di sicurezza iraniane sono scoppiati nel centro di Teheran. Decine di migliaia di manifestanti sono scesi in strada contro l'esito delle elezioni presidenziali. Aggredito l'ex presidente riformatore Khatami
"Morte al dittatore". E' ormai il quarto mese che in Iran centinaia di migliaia di persone scendono in piazza e ripetono questo semplice slogan che continua però a rimanere inascoltato in una partita di nervi che spaventa il regime degli ayatollah, brutali nella repressione che per un po' pareva aver funzionato. Dal 30 luglio scorso infatti le strade di Teheran sembravano svuotate dai manifestanti che chiedevano l'annullamento delle elezioni farsa con cui è stato rieletto alla presidenza del paese islamico Mahmoud Ahmadinejad. Ma è bastata una manifestazione organizzata dallo stesso regime, quella per il Quds day, giornata della solidarietà con il popolo palestinese, perchè tra i centomila in strada in migliaia scandissero parole contro la guida suprema Ali Khamenei e contro il suo presidente pasdaran. Subito miliziani basiji e poliziotti in tenuta antisomma sono intervenuti aggredendo non solo i manifestanti ma anche l'auto dell'ex candidato Mir Hossein Moussavi e dell'ex presidente riformista Mohammed Khatami, che sono scappati aiutati dai loror sostenitori. Difficile stabilire un bilancio preciso degli scontri, visto che le informazioni continuano ad essere censurate dal governo iraniano, ma secondo i blog, unica fonte indipendente di notizie dall'Iran, feriti e arrestati sarebbero stati numerosi. Il tutto mentre Ahmadinejad alza nuovamente i toni dello scontro su Israele, affermando che l'Olocausto è una buglia creata ad arte e scatenando così la condanna dell'occidente, Stati Uniti in testa, che restano diffidenti anche sull'improvvisa apertura in merito al nodo nucleare, dopo che il presidente iraniano ha spiegato come Teheran non abbia bisogno dell'atomica, evitando però di indicare alcuna strada per un reale negoziato.