Uccide il figlio di un anno a Voghera, il padre: "Da un mese non era più lei"

Lombardia

"Mia figlia aveva paura a stare a casa da sola - ricorda il nonno del bimbo ucciso -, non riusciva più a guidare l'auto, faceva fatica a dormire. Eravamo andati da un dottore, era in cura"

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"Mai si poteva immaginare che potesse fare del male a suo figlio, ma nonostante questo non la lasciavamo mai da sola". Così M. R., il padre della donna ora piantonata in ospedale e in arresto per aver ucciso il figlio, di meno di un anno, a Voghera, nel Pavese. L'uomo racconta che, sentita la notizia in televisione, ha subito pensato alla figlia. "Parlavano di una donna di 44 anni, ho subito immaginato che potesse essere mia figlia. Ho chiamato mio genero, ma non rispondeva". 

"Non era più lei"

L'uomo in un'intervista ricorda quanto la figlia avesse desiderato quel bambino ma che "da un mese e mezzo non era più lei", "a volte sembrava come se mia figlia sentisse il peso dell'essere madre". "Mia figlia aveva paura a stare a casa da sola - ricorda il nonno del bimbo ucciso -, non riusciva più a guidare l'auto, faceva fatica a dormire. Eravamo andati da un dottore, era in cura". "Mai avuto problemi in vita sua - spiega l'uomo -, ma da un po' di tempo stava attraversando una fase di depressione molto pesante". "Il dottore - aggiunge - ci ha detto che era un forte esaurimento, legato proprio alla maternità. Se c'erano stati segnali? Non che potesse succedere qualcosa del genere".

"Non doveva restare da sola"

"Mia figlia non doveva restare da sola, se solo mi avessero avvisato - ribadisce - sarei andato io a casa sua". In casa si alternavano soprattutto il marito, che ieri mattina era uscito per lavoro, e la nonna. "Mio genero è andato a lavorare - spiega ancora l'uomo -. Era molto attento a non lasciare mai la moglie da sola, me lo diceva lui stesso, quando lo vedevo alla sera passare in piazza Meardi, mentre io ero al bar, di rientro dal lavoro. Ma sarebbe arrivata la mia ex moglie, la nonna del bambino, nel giro di poco tempo. È stata lei a dare l'allarme". "A trovare mio nipote, andavo spesso - racconta l'uomo -. Ho visto il bambino il primo di luglio". 

Una veduta del policlinico San Matteo di Pavia. ANSA / MATTEO BAZZI

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