Uno dei giovani che mancavano ancora all'appello ha scelto di costituirsi presentandosi in questura. Si tratta di un diciannove italiano, nato a Pavia. Intanto don Burgio, fondatore della comunità Kayros di Vimodrone e cappellano del carcere minorile Beccaria, dice: "I ragazzi non ce la fanno più"
Salgono a cinque i giovani rintracciato dopo l'evasione il giorno di Natale dal carcere minorile 'Cesare Beccaria'. Uno dei giovani che mancavano ancora all'appello ha scelto di costituirsi presentandosi intorno alle 20 in questura. Si tratta di un diciannove italiano, nato a Pavia. Il giovane è stato convinto dai genitori con cui da ieri si erano messi in contatto gli agenti del nucleo investigativo regionale lombardo della Polizia penitenziaria
Le parole del cappellano
Alcuni ragazzi del Beccaria "non ce la fanno più, pensano di non avere niente da perdere". Lo afferma al Corriere della Sera don Claudio Burgio, fondatore della comunità Kayros di Vimodrone e cappellano del carcere minorile da cui il giorno di Natale sono evasi sette ragazzi. Ieri a Sesto San Giovanni è stato rintracciato il quarto giovane mentre continuano le ricerche degli altri tre.
Don Burgio: "Chiedono farmaci per calmarsi o dormire"
Il cappellano ha spiegato al quotidiano che alcuni ragazzi non ce la fanno più, pensano di non avere niente da perdere, sono provocatori a livello verbale, temono nuovi trasferimenti in carceri lontane. Spesso alla richiesta di farmaci per calmarsi o dormire la notte si acconsente ma anche la medicalizzazione, se diventa eccessiva, è un rischio: quando escono e tornano a casa o in comunità sostituiscono gli ansiolitici con le sostanze, pericolose a maggior ragione in presenza di disagi psichici". Secondo il don Burgio "dovrebbero riprendere a questo proposito laboratori trasversali e incisivi che informino sui danni dell’alterazione artificiale. I problemi sono molti, bisogna affrontarli uno ad uno con coraggio e spirito positivo, insieme a loro".
"Giornate troppo vuote, attività sono state ridotte"
Secondo il fondatore della comunità Kayros le giornate dei ragazzi sono "troppo vuote, in particolare nei periodi di vacanza". Le attività, infatti, soprattutto dopo il Covid, sono state "ridotte e si svolgono quasi solo all’interno delle sezioni, per la paura e la fatica organizzativa di trasferire in sicurezza e gestire gruppi di giovani in cortile o in palestra e teatro, luoghi peraltro ristrutturati e bellissimi che è un peccato non utilizzare con regolarità". Per quanto riguarda gli agenti, per Burgio "sostengono uno sforzo enorme, ma cosa deve succedere perché il ministero capisca che serve rafforzare l’organico e dare più stabilità al personale in continuo turnover?".