Milano, seguiva vittime su monopattino: sequestrati mezzo e zaino

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Da quanto si è appresso, nell'inchiesta sono stati vagliati anche altri casi di denunce di aggressioni con uno schema simile, un paio in più

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È stato trovato e sequestrato dagli investigatori della squadra mobile di Milano, durante le perquisizioni di ieri contestuali all'arresto, uno dei due monopattini che il 21enne, finito ai domiciliari con le accuse di violenze sessuali, avrebbe usato per seguire e aggredire quattro donne, tra maggio e giugno scorso. Inoltre, i sequestri eseguiti hanno riguardato anche uno zaino, recuperato in uno dei domicili del giovane, con dei colori e una fantasia molto particolare e che coincide con quello ripreso dalle telecamere di sorveglianza e indossato dall'uomo che viene inquadrato nelle zone vicine a quelle degli abusi.

Le indagini

Da quanto si è appresso, nell'inchiesta sono stati vagliati anche altri casi di denunce di aggressioni con uno schema simile, un paio in più. Episodi che saranno ancora valutati dagli investigatori, anche se quelli su cui sono stati trovati riscontri certi, rafforzati dagli oggetti sequestrati ieri (tra cui pure scarpe, t-shirt e bermuda simili a quelle che compaiono nelle immagini), sono i quattro contenuti nell'ordinanza del gip Roberto Crepaldi. Giudice che sottolinea negli atti come "tutti gli episodi criminosi" non sono stati "portati a ben più gravi conseguenze" solo grazie "all'intervento di terzi", dopo che le vittime hanno urlato, o alla "pronta reazione" delle giovani che hanno messo il fuga il 21enne. L'arrestato, ai domiciliari in una casa dei nonni a Milano e che viveva anche in provincia di Alessandria, sarà interrogato dal gip giovedì. Il monopattino sequestrato è di colore rosso e coincide con gli elementi agli atti, mentre l'altro di colore scuro, comprato on line, sarebbe stato restituito come 'reso' dal giovane.

Gli altri elementi dell'inchiesta

Tra gli elementi più importanti che hanno portato all'individuazione del presunto responsabile degli abusi c'è soprattutto il confronto tra gli spostamenti del giovane, ricostruiti con le analisi sulle celle agganciate dal cellulare, e le immagini delle telecamere che riprendono l'uomo nelle zone delle aggressioni. Soprattutto il riscontro definitivo su questo fronte è arrivato nell'episodio degli abusi commessi ai danni di una 33enne in via Ripamonti. Nelle indagini, che vanno avanti su eventuali altri casi, gli inquirenti cercheranno di raccogliere altri elementi anche attraverso riconoscimenti del presunto aggressore da parte delle vittime. Sequestrato, tra l'altro, anche il suo telefono per "accertamenti tecnici", come sottolinea il gip, "per stabilirne la localizzazione al momento" dei reati. Il giudice nell'optare per i domiciliari (la Procura aveva chiesto il carcere) spiega che il giovane ha già dimostrato una "capacità auto-custodiale" nel procedimento a suo carico per maltrattamenti ai danni della madre (è stato condannato in primo grado). Per lui erano stati disposti l'allontanamento dalla casa familiare e il divieto di avvicinamento alla madre, misure che ha rispettato.

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