“Sono stato condannato innocentemente per la strage di piazza Loggia, un reato criminale e vigliacco. E io non sono né criminale, né vigliacco", ha detto Tramonte, condannato all'ergastolo, nell'udienza di oggi nella quale è stata chiesta e ottenuta la revisione del processo
Lo aveva detto nel corso del processo che si era concluso con la sua condanna all'ergastolo e Maurizio Tramonte lo ha ripetuto oggi nell'udienza nella quale è stata chiesta e ottenuta la revisione del processo: "La mattina del 28 maggio 1974 non ero in piazza della Loggia a Brescia. Sono stato condannato innocentemente per la strage di piazza Loggia, un reato criminale e vigliacco. E io non sono né criminale, né vigliacco".
Accolta richiesta di revisione del processo
La corte di appello di Brescia ha accolto l'istanza di revisione e ci sarà quindi un nuovo processo, il sesto. L'8 luglio i giudici sentiranno la sorella e la moglie del 70enne sulla circostanza che Tramonte, a differenza di quanto riportato dalla consulenza antropometrica che lo dava in piazza Loggia quella mattina, portava la barba e che quindi, come sostenuto dalla difesa, non era in piazza il giorno dello scoppio.
L'udienza
Tramonte, 70 anni, è intervenuto oggi, in collegamento dal carcere di Fossombrone, durante l'udienza davanti alla Corte d'appello di Brescia e ha attaccato due testimoni del processo, Vincenzo Arrigo e Domenico Gherardini. Il primo disse di aver ricevuto da Tramonte la sua confessione circa la sua presenza in piazza della Loggia. Il secondo che Tramonte gli riferì di essere stato in moto, con una Ducati Scrambler effettivamente posseduta in quel periodo dal condannato, alla riunione di Abano Terme nella quale fu deciso l'attentato. "Con loro non ho mai parlato di piazza della Loggia - ha dichiarato Tramonte - Sono due persone ignoranti e invidiose. Non è colpa loro, è la loro natura". "Hanno voluto costruire su di me un personaggio che non esiste - ha poi concluso riferendosi ai pm dell'inchiesta bresciana - Anzi che esiste solo nelle loro teste".