L’esito dell’esame disposto dal gup di Milano nel processo in rito abbreviato, in cui l’allora fidanzato della donna è imputato per omicidio, rileva che la macchina apparsa nel filmato di una telecamera di sorveglianza la notte del 31 maggio 2016 era un “artefatto da compressione”
Non è un'ombra di una sagoma umana ma un "artefatto da compressione" la macchia che appare nel filmato di una telecamera di sorveglianza che la notte del 31 maggio 2016 ha ripreso una zona di piazza Napoli, nei pressi dell'albero in cui è stata trovata impiccata la stilista Carlotta Benusiglio. È l'esito della perizia disposta dal gup di Milano Raffaella Mascarino nel processo in rito abbreviato in cui Marco Venturi, allora fidanzato della stilista, è imputato per omicidio. Per i legali della famiglia Benusiglio l'ombra sarebbe stata tra le prove della responsabilità di Venturi mentre per la difesa solamente un artefatto senza peso.
L'esito
Nella relazione "informatico-forense", firmata dall'ingegnere Massimo Giuliani e depositata al gup e alle parti dopo circa 2 mesi di analisi, viene spiegato che quella 'macchia-ombra' è un "artefatto" dovuto alla compressione di pixel nelle immagini a causa del movimento di rotazione della telecamera e che si trova, tra l'altro, ad un'altezza pari a quella delle fronde di un albero. Dunque, anche quest'ultimo aspetto porta ad escludere che si tratti di una sagoma di una persona. Gli esiti delle analisi ricalcano quelli di una consulenza della polizia scientifica già agli atti dell'inchiesta.
La richiesta della perizia
Lo scorso 21 febbraio il giudice, dopo le conclusioni di accusa, difesa e parte civile, aveva disposto la perizia per "depurare", attraverso "le migliori tecnologie disponibili", la "visione" delle immagini già agli atti ed estrapolate dalla "telecamera Napoli 13", ossia circa tre minuti di registrazioni dalle 3.39 alle 3.42 di quella notte. I legali di parte civile, gli avvocati Gian Luigi Tizzoni e Pier Paolo Pieragostini, che come la Procura sostengono la tesi dell'omicidio e della simulazione del suicidio con impiccagione, avevano mostrato nella discussione i frame nei quali, a loro dire, si vedeva una sagoma. In particolare, una macchia verso l'uscita del parco, nel momento in cui il corpo della stilista risultava appeso all'albero. La difesa, coi legali Andrea Belotti e Veronica Rasoli, ha sempre sostenuto che quelle immagini non mostravano alcun elemento decisivo.
L’iter giudiziario
Lo scorso 19 novembre, il pm Francesca Crupi ha chiesto una condanna a 30 anni per il 45enne accusato di omicidio volontario, ma anche di episodi di stalking e lesioni, tra il 2014 e il 2016, sull'allora compagna. La perizia sarà discussa in un'udienza il 16 maggio. Sul caso pesano anche tre provvedimenti (gip, Riesame e Cassazione) con cui è stata respinta la richiesta d'arresto per Venturi e una perizia medico-legale in indagini che stabilì che si sarebbe trattato di suicidio.