Stilista trovata impiccata a Milano, la difesa del compagno: “Va assolto, prove assenti”

Lombardia

Non c'è "alcun elemento per sostenere non solo una sentenza di condanna, ma anche una richiesta di condanna", ha spiegato, riassumendo il suo intervento, il legale di Marco Venturi, accusato di aver ucciso Carlotta Benusiglio, trovata senza vita nei giardini di piazza Napoli la notte del 31 maggio 2016

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Non c'è "alcun elemento per sostenere non solo una sentenza di condanna, ma anche una richiesta di condanna", ha affermato l'avvocato Andrea Belotti riassumendo il suo intervento, andato avanti per diverse ore davanti al gup Raffaella Mascarino, con cui ha chiesto nel processo abbreviato l'assoluzione per Marco Venturi, accusato di aver ucciso, secondo l'accusa, Carlotta Benusiglio, stilista di 37 anni che fu trovata impiccata con una sciarpa ad un albero nei giardini di piazza Napoli, a Milano, la notte del 31 maggio 2016. La sentenza arriverà in un'altra udienza.

Il processo

Lo scorso 19 novembre, il pm di Milano Francesca Crupi ha chiesto una condanna a 30 anni per il 45enne accusato di omicidio volontario, ma anche di episodi di stalking e lesioni sull'allora compagna. Sul caso, però, pesano tre provvedimenti (gip, Riesame e Cassazione) con cui è stata respinta la richiesta d'arresto per Venturi, difeso anche dal legale Veronica Rasoli, e una perizia che stabilì che si sarebbe trattato di suicidio. Tutti elementi valorizzati dalla difesa nel corso dell'arringa: quella notte Venturi, dopo aver passato la serata con la fidanzata e aver litigato come spesso avveniva, non entrò nel parchetto, secondo i difensori, ma tornò a casa. I legali di parte civile, gli avvocati Pier Paolo Pieragostini e Gian Luigi Tizzoni, i quali, come l'accusa, sostengono la tesi dell'omicidio e della simulazione del suicidio, avevano mostrato un frame delle immagini di una telecamera di sorveglianza nel quale, a loro dire, si vede una sagoma, in particolare una macchia bianca che copre il nero, che va verso l'uscita del parco poco dopo che il corpo della stilista, verso le 3.41, è appeso all'albero. Per la parte civile, ossia i familiari della stilista, quella sarebbe la sagoma del presunto omicida. La difesa ha sempre sostenuto che quelle immagini, già agli atti con una consulenza depositata, non mostrano alcun elemento decisivo, nemmeno per la polizia scientifica. Tesi ribadita anche oggi in aula.

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