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Caso Petrobras, procura di Milano chiede condanna a 4 anni e 6 mesi per fratelli Rocca

Lombardia

L'accusa riguarda una presunta tangente di quasi 6,6 milioni di euro versata tra il 2009 e il 2014 a un dirigente della società pubblica brasiliana

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La procura di Milano ha chiesto al tribunale di condannare a 4 anni e 6 mesi di carcere i fratelli Gian Felice e Paolo Rocca e Roberto Bonatti, amministratori e soci di riferimento di San Faustin, la holding del gruppo Techint. I tre sono accusati di corruzione internazionale nell'ambito dell'inchiesta sul caso Petrobras. La Procura di Milano ha anche proposto  una sanzione amministrativa di 1 milione e 239mila euro per la società San Faustin e di confiscare poco più di 6 milioni 592 mila euro, importo equivalente alla cifra della presunta tangente. 

L'accusa

Le richieste sono state avanzate dal pm Donata Costa, ora alla procura europea, che ha contestato una presunta tangente di quasi 6,6 milioni di euro versata tra il 2009 e il 2014 a un dirigente della società pubblica brasiliana Petrobras in cambio di contratti di fornitura di tubi per un valore di 1,4 miliardi di euro.

Il pm Costa che ha coordinato le indagini con il collega, ora giudice a Napoli, Isidoro Palma, ha ricostruito i flussi finanziari a partire dalla provvista "per pagare la corruzione", sostenendo che il gruppo "San Faustin era dotato di fondi neri gestiti in Svizzera per qualsiasi attività illecita". Come quella ipotizzata nell'inchiesta, condotta anche con rogatorie in molti paesi esteri, tra cui Argentina, Lussemburgo e Brasile, Panama e Stati Uniti, che avrebbe consentito alla holding di ottenere un "beneficio miliardario" attraverso contratti con affidamenti diretti e senza una gara internazionale a Confab, società della multinazionale "italo-argentina", fondata a Milano nel 1945. Secondo il capo di imputazione infatti, l'accordo corruttivo prevedeva il pagamento, su conti esteri, a Renato Duque, direttore dei servizi di Petrobras, "una delle principali compagnie petrolifere mondiali", di somme pari in media allo 0,5 per cento del valore dei 22 contratti che era, in totale, di 1.418.753.890 euro. Denaro partito, secondo l'accusa, dai conti gestiti dai fratelli Rocca e da Bonatti "attraverso la struttura San Faustin Lugano" e bonificato, su disposizione di un dipendente argentino di Techint su un conto svizzero di un intermediario e poi girato al dirigente pubblico. Il pubblico ministero, replicando al difetto di giurisdizione sollevato dalle difese, ha sostenuto che la sede di San Faustin era a Milano "per le decisioni" e a Lugano "per la tenuta dei documenti". I consigli di amministrazione si tenevano nell'ufficio in Lussemburgo, raggiunto dai consiglieri con trasferte in giornata. Tutto ciò per dire che "è provato che la direzione strategica era in Italia". 

San Faustin: "Sorpresi da richieste pm" 

"Rimaniamo sorpresi per le richieste formulate quest'oggi dalla pubblica accusa nei confronti di Roberto Bonatti, Gianfelice Rocca, Paolo Rocca e della società San Faustin riguardo a episodi di presunta corruzione, negli anni 2009-2013, che riguarderebbe la società brasiliana Confab e alcuni funzionari di Petrobrás". E' la posizione di San Faustin in merito alle condanne proposte oggi in aula. "Ribadiamo che nel corso del dibattimento, come da tutti i documenti dell'indagine preliminare, - si legge in una nota - non è mai stato provato alcun coinvolgimento né di San Faustin, né dei suoi consiglieri, né di alcuna società italiana nella presunta azione corruttiva in Brasile". "Abbiamo quindi fiducia che il giudizio del Tribunale riconoscerà l'assoluta correttezza dei comportamenti della Società - conclude il comunicato stampa - e l'estraneità ai fatti contestati dei membri del board".