Truffa su 'crediti sanitari' da un miliardo, indagato Gianluigi Torzi

Lombardia
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Nell'ambito di un'inchiesta che ipotizza i reati di associazione per delinquere, truffa e corruzione tra privati, sono in corso perquisizioni e acquisizioni da parte del Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf di Milano in Lombardia, Emilia-Romagna e Piemonte

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Nell'ambito di un'inchiesta che ipotizza i reati di associazione per delinquere, truffa e corruzione tra privati, sono in corso perquisizioni e acquisizioni da parte del Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf di Milano in Lombardia, Emilia-Romagna e Piemonte nei confronti di persone fisiche e società "a vario titolo coinvolte in articolate operazioni di cartolarizzazione di crediti cosiddetti 'sanitari'" per un "valore nominale di riferimento pari ad oltre un miliardo di euro". Lo spiega in una nota il procuratore facente funzione Riccardo Targetti. Tra i cinque indagati c'è anche il broker molisano Gianluigi Torzi, che fu arrestato per il caso dell'acquisto di un palazzo a Londra con denaro del Vaticano. Torzi, anche già indagato nel fascicolo sulla presunta truffa da 15 milioni di euro alla storica società di mutuo soccorso 'Cesare Pozzo' (da cui nasce questo nuovo filone), è accusato di associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata e corruzione tra privati.

Le indagini

Le indagini, spiega la Procura, "sono volte a ricostruire le modalità di strutturazione di prodotti obbligazionari, con sottostante rappresentato da crediti 'sanitari' vantati nei confronti di Aziende Sanitarie Locali calabresi, campane e laziali". Obbligazioni, ossia bond, caratterizzate da "criticità", data la "cessione dei crediti da parte di società che presentano indici di pericolosità fiscale" e "economico-finanziaria". Crediti, poi, in prevalenza relativi "a prestazioni sanitarie rese 'extra budget' e quindi eccedenti i limiti di spesa imposti alle Aziende sanitarie". E ancora: "plurimi processi di 'ri-cartolarizzazione', allo scopo di garantire, nei vari passaggi, laute commissioni agli operatori economici intervenuti nel 'deal', soprattutto in favore di società italiane ed estere riferibili agli indagati, che hanno svolto funzioni di 'arranger' e 'sub-servicer'". Altre "criticità" di questi bond sarebbe il "valore nominale di riferimento pari ad oltre 1 miliardo di euro" e il "collocamento presso una vasta platea di investitori istituzionali".

Il 'gruppo Torzi'

Al centro dell'inchiesta, coordinata dall'aggiunto Romanelli e dai pm Barilli e Scalas, ci sarebbe il cosiddetto 'gruppo Torzi', ossia la 'piattaforma' societaria attraverso la quale il broker avrebbe acquistato crediti sanitari, che imprese del settore vantavano nei confronti di Asl calabresi, campane e laziali. Un meccanismo simile a quello del presunto maxi raggiro ai danni della 'Cesare Pozzo'. Le imprese sanitarie che vantavano i crediti sulle Asl, stando a quanto ricostruito, presentavano profili di criticità "sia fiscale che economico-finanziaria" e li avrebbero ceduti al gruppo Torzi, con uno schema che ricalca quello dei cosiddetti "mafia bond". A sua volta, il broker per acquistare quei crediti avrebbe reperito le risorse sul mercato da "investitori istituzionali", che si aspettavano di riavere indietro capitale e interessi. I crediti sanitari, che una volta riscossi dovevano servire a liquidare gli investitori, erano, però, in gran parte "inesigibili", perché le imprese del settore che li vantavano avevano realizzato delle prestazioni "extra budget" e quindi le Asl non le potevano rimborsare. Con questo schema, in pratica, avrebbero guadagnato sia le imprese sanitarie, cedendo i crediti, che il gruppo Torzi, mentre le risorse versate dagli investitori che si aspettavano dei guadagni sarebbero andate 'in fumo'. Torzi è accusato anche di corruzione tra privati perché avrebbe versato soldi, secondo l'accusa, al manager di un noto gruppo, il quale a sua volta avrebbe convinto la sua impresa ad investire nella 'piattaforma Torzi'.

Torzi: "Io estraneo ai fatti"

"In ordine alle notizie di stampa di questi giorni, riguardanti il mio asserito coinvolgimento in indagini relative a crediti sanitari, voglio dichiarare pubblicamente la mia estraneità rispetto ai fatti che in queste ore stanno riempiendo i media. La mia attività professionale non ha ad oggetto la cartolarizzazione di crediti sanitari". Lo dichiara all'Ansa in una nota il broker Gianluigi Torzi. E sul 'gruppo' chiarisce: "Tengo ad evidenziare anche l'inesistenza di quel fantomatico 'gruppo Torzi' che viene sbandierato nei vari articoli giornalistici che riportano dell'asserita indagine nei miei confronti, della quale, allo stato, non ho formale notizia. Niente di tutto ciò è vero, niente di tutto ciò è mai stato lontanamente provato". 

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