Caso Ruby, chiesta l’archiviazione per i 12 medici indagati per la morte di Imane Fadil

Lombardia
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La modella marocchina è deceduta il primo marzo 2019 dopo oltre un mese di ricovero e una lunga agonia per una rara forma di aplasia midollare. Una nuova consulenza medica disposta dai pm, su ordine del gip, ha escluso responsabilità penali dei medici

La Procura di Milano ha chiesto l'archiviazione per i 12 medici dell'Humanitas di Rozzano che erano stati iscritti, come atto dovuto, nel fascicolo aperto per omicidio colposo nell’ambito delle nuove indagini disposte dal gip sulla morte di Imane Fadil, modella marocchina e testimone 'chiave' nei processi sul caso Ruby, deceduta il primo marzo 2019 dopo oltre un mese di ricovero e una lunga agonia per una rara forma di aplasia midollare. Una nuova consulenza medica disposta dai pm, su ordine del gip, ha escluso responsabilità penali dei medici nel decesso. I legali dei familiari di Fadil stanno "valutando" di opporsi all'istanza di archiviazione e nel caso il gip dovrà fissare udienza.

La consulenza

"Non si ravvede alcuna responsabilità professionale da imputare sotto il profilo penalistico a carico dei sanitari intervenuti", aveva scritto il pool di esperti, guidato dal medico legale Cristina Cattaneo, nella consulenza depositata a fine luglio. "Non si ravvede come una gestione clinica differente della vicenda avrebbe senza dubbio scongiurato il verificarsi del decesso", avevano chiarito. Il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e il pm Luca Gaglio avevano disposto la nuova consulenza dopo che il gip Alessandra Cecchelli a gennaio, respingendo la richiesta di archiviazione del fascicolo che inizialmente era stato aperto per omicidio volontario, ha deciso che bisognava indagare ancora e stavolta sulle eventuali responsabilità dei medici, come chiesto dai familiari di Fadil, rappresentati dai legali Mirko Mazzali e Nicola Quatrano. Da qui l’iscrizione di 12 medici delle équipe di Medicina generale e Terapia intensiva che presero in cura Fadil. 

Gli accertamenti

Coi nuovi accertamenti, affidati dai pm allo stesso pool di esperti che aveva svolto quelli precedenti, si doveva valutare se ci fosse o meno un "nesso" tra la morte e la "condotta dei sanitari" e se, tra le altre cose, la "malattia" poteva essere diagnosticata prima. Per mesi sulla morte di Fadil si era indagato ipotizzando un omicidio da spy story, perché le analisi avevano fatto emergere sospetti su un avvelenamento con sostanze radioattive. Il giallo si era risolto con una super consulenza che aveva stabilito che a causare il decesso era stata una malattia rara. I pm scrivono ora che "le integrazioni istruttorie" non hanno consentito di "pervenire a valutazioni in ordine alla responsabilità penale di alcuno", dopo le "inequivocabili conclusioni" dei consulenti.

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