Bareggio, risolto il caso del custode del laghetto ucciso nel 2009

Lombardia
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Secondo quanto ricostruito, la vittima, guardiano del 'Laghett di Amis', si gettò in acqua ed annegò nel disperato tentativo di salvarsi durante una rapina. I magistrati hanno chiesto il processo per un 39enne, accusato di omicidio preterintenzionale, e l'archiviazione per altre 4 persone arrestate nel 2010

Dopo più di 12 anni è stato risolto il caso della morte del guardiano del 'Laghett di Amis' di Bareggio, nel Milanese, dove l'uomo, Vincenzo Sarullo, si gettò in acqua ed annegò nel disperato tentativo di salvarsi durante una rapina durante la quale era stato brutalmente aggredito. Così il gup di Milano Guido Salvini, su richiesta del pm Giovanni Tarzia, ha disposto il rinvio a giudizio di un 39enne originario della Romania, ritenuto responsabile, con altri complici al momento sconosciuti, di omicidio preterintenzionale oltreché di tentata rapina.

Chiesta l'archiviazione per altre 4 persone

Per la vicenda, nel 2010, erano state arrestati altri quattro romeni, nei cui confronti il pm Tarzia, che si è ritrovato a dover affrontare la vicenda ritornata sul suo tavolo a dibattimento già cominciato, ha chiesto l'archiviazione. Il processo per l'unico imputato, rintracciato l'anno scorso, si terrà il prossimo 16 novembre davanti alla Corte d'Assise. Nei confronti di 'U turcu', questo il soprannome dell'uomo, inquirenti e investigatori hanno raccolto una serie di prove, tra cui il suo Dna su un passamontagna ritrovato ai margini dell'area, che hanno portato a formulare la richiesta di rinvio a giudizio.

La ricostruzione dell'omicidio

Come si legge nel decreto che dispone il giudizio, M. E. D., con altri complici "non identificati", nella notte tra il 15 e il 16 giugno 2009, dopo aver scavalcato la recinzione del "carpodromo", ossia l'impianto di pesca sportiva, aveva tentato di entrare nell'abitazione di Sarullo per rapinarlo. Il 39enne, sorpreso con i suoi complici, ha aggredito il custode con una trave ed un bastone chiodato. La vittima però nel "tentativo di sottrarsi alla violenta e brutale aggressione" si è tuffato "nelle acque dell'adiacente laghetto, unica possibile ma di fuga", dove, a causa delle ferite è morto annegato. Mentre la banda è scappata dopo l'intervento del gestore dell'impianto. M.E.D. è stato rintracciato solo l'anno scorso quando, come ha spiegato il suo difensore, l'avvocato Roberto Rovere Querini, è ritornato in Italia dalla Romania, il suo Paese di origine dove si trovava dopo essere stato espulso.

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