Sette persone, tutte originarie dell'Est, sono state arrestate nell'operazione congiunta 'Caucasian Job' di Polizia di Stato e Guardia di Finanza coordinata dal pool antiterrorismo della Procura di Milano, perchè accusate di aver messo in piedi la più grande centrale di documenti falsi che venivano smistati in Europa. Alcuni di questi sarebbero arrivati anche a terroristi
Sono accusate di aver procurato migliaia di documenti falsi, anche all'attentatore di Vienna del novembre scorso e a foreign fighters, le sette persone arrestate dalla Polizia a Milano e in altre città della Lombardia, in un'operazione congiunta con la Guardia di Finanza. Si tratta di cittadini dell'est europeo gravemente indiziati di far parte di un'organizzazione transnazionale dedita al traffico di documenti falsi.
Gli arrestati
Tra questi, c'è anche Turko Arsimekov, ceceno di 35 anni arrestato a Varese a novembre e legato a una persona in collegamento con Kujtimi Fejzulai, l'attentatore che a Vienna il 2 novembre scorso ha ucciso quattro persone (FOTO ANSA). Il ceceno sarebbe stato a capo per anni della centrale di documenti falsi smistati in tutta Europa. Non è provato che il gruppo di Arsimekov abbia fornito il documento all'attentatore, ma la banda avrebbe dato documenti falsi a una quindicina di terroristi e ne avrebbe smerciati un migliaio, soprattutto falsi documenti francesi, polacchi, russi, rumeni e bulgari.
Centrale smantellata
Per inquirenti e investigatori quella smantellata era attualmente la più ampia centrale di documenti falsi in Europa. Gli arrestati sono accusati di associazione per delinquere finalizzata alla fabbricazione di documenti falsi e altri reati di falso. L'inchiesta ha ricostruito 'l'organigramma' del gruppo in cui il ceceno avrebbe operato. Inoltre si è indagato pure su possibili legami con cellule terroristiche, anche con quelle coinvolte in attentati a Parigi e Nizza.
Il "modus operandi"
Ogni documento falso costava tra i 300 e gli 800 euro, i passaporti arrivavano fino ai 1200 euro. L'ordinazione arrivava via web in Italia, nel varesotto, al gruppo che faceva capo ad Arsimekov. La richiesta veniva poi girata in Ucraina dove fisicamenti venivano prodotti i falsi documenti che una volta ultimati tornavano in Italia per essere stoccati in un deposito di Pogliano Milanese. Infine accertato il pagamento i falsi documenti venivano spediti ai destinatari in tutta Europa
L'indagine avviata nel 2019 dopo una segnalazione della polizia austriaca su un contatto di due terroristi con un'utenza italiana, ha permesso di risalire a canali russi e profili in lingua cecena attivati su quella stessa utenza italiana in cui di fatto si pubblicizzva l'attività illecita del guppo con tanto di video dimostrativi. Il giro finanziario ricostruito dal Nucleo di Polizia Economico e Finanziaria della Gdf di Milano e dal Nucleo Valutario che ha esaminato circa 5mila transazioni in 60 paesi, si aggirava intorbo ai 250mila euro. Almeno 30 i soggetti vicini al radicalismo islamico in contatto con i falsari.
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